ANNARITA PLACELLA
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Elisi. Questa teoria contribuisce a ridicolizzare il personaggio di Bione,
il quale non potrà accedere agli Elisi finché, spiega egli stesso, non
«cesserà d’agitar l’ira / Che il cor m’accese, e passò quindi all’alma; / E
nell’alma di cor priva ancor dura»
144
. Bione fa riferimento alle polemi-
che che in vita infiammarono i suoi rapporti con Martello per le accuse
reciproche alle rispettive tragedie
145
; in nota è riportata la postilla di
Martello a questo passo: «Lacerò in voce le tragedie dell’autore [Mar-
tello]; il quale ne’ Dialoghi della tragedia antica e moderna si risentì
contro di esso». Mirtilo interviene criticando Bione perché questi, non
accontentandosi della gloria ottenuta per l’eloquenza e il Diritto, volle
entrare in un campo non suo, quello della Tragedia: «Nelle piccole
glorie di coturno / Tragico a noi anime imbelli, a noi / non tanto ec-
celsi spiriti concesse / troppo ah troppo discese il gran Bione; e ben gli
sta, se vi discese e giacque; e se in pena si vede ancor non atto / a star
sedendo in fra gli Elisii eroi»
146
. A Gravina Martello attribuisce un ca-
rattere invidioso della fama altrui, in questo caso di quella di Martello
e Maffei, rispetto ai quali egli, per la cattiva riuscita delle sue
Tragedie
cinque
,
sa di essere stato messo in secondo piano «dal secol pazzo»
147
,
dal momento che «virtù non giova / Che virtù non si reputa»
148
. Se
Martello ha scritto
Il Femia
prima di tutto per difendersi dalle accuse a
lui mosse da Maffei, il secondo scopo è riprendere la polemica con
Gravina e vendicarsi di lui dipingendo l’antico rivale come iroso, ipo-
crita e vendicativo, attribuendogli una rabbia così forte per le polemi-
che e le vicende terrene (a sei anni dalla morte) da non permettergli
ancora di entrare negli Elisi. Bione si augura che Femia possa uscire
assolto dalle accuse che la Fama gli sta rivolgendo al cospetto di
Radamanto, che deve giudicarlo, in modo da oscurare una volta per
tutte il nome di Mirtilo. Segue, nel lungo monologo di Bione, una forte
critica alla
Merope
; nella sua tragedia Maffei secondo Bione fa uso di
«barbari modi e quel sovente / Degl’idïoti intarsïar le frasi / Al buon
tragico stil; plaudendo il vulgo / A un ragionar che a’ suoi commerci
usato / Nuovo è alle Muse, ed inudito in Pindo»
149
. Martello mette
144
Ivi, Atto IV, scena I, pp. 123-124.
145
Ivi, Atto III, scena II, p. 114.
146
Ivi, p. 115.
147
Ivi, Atto IV, Scena I, p. 119, v. 3.
148
Ivi, vv. 4-5.
149
Ivi, p. 120. Nel
Della rititata del Femia
, cit., p. 180, Martello dichiara che
Gravina espresse queste critiche alla
Merope
più volte e di fronte a dei testimoni: «in