«IPSI CAUDA SCORPIONIS IN ICTU FUIT»
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inoltre in bocca al personaggio di Gravina, che in tutte le sue opere di
poetica ha sempre insistito sull’importanza del verosimile, le critiche
alla mancanza di verosimile di alcuni luoghi della
Merope
150
.
Molti sono i punti in comune tra le
Satire
di Sergardi e il
Femia
di
Martello: entrambe le opere hanno come scopo, per ammissione dei
loro stessi autori, la derisione della superbia dei loro avversari. Si veda
la
Satira VI
151
, con la relativa nota del curatore: l’odio di Settano verso
Filodemo è dovuto all’ambizione di quest’ultimo di conquistare il
dominio assoluto nella poesia (uno dei motivi dominanti delle
Satire
è
la superbia di Gravina, per cui Sergardi attacca di continuo le sue ope-
re, e in particolare
Il Discorso sopra l’Endimione
), cosa di cui lo stesso
Martello accusa Maffei, sin dall’inizio del
Femia
, per bocca del perso-
naggio della Fama. Come
la distruzione che Settano compie della figu-
ra di Filodemo contribuisce alla costruzione dell’apologia di se stesso
che egli compie nelle
Satire
152
, Martello nel
Femia
esalta la propria fi-
gura di uomo e di letterato nello screditare gli avversari Maffei-Femia e
Gravina-Bione (che però nel finale è come ‘perdonato’ da Martello,
che gli dedica anche un bellissimo epitaffio). Il
Femia
ha in comune
con le
Satire
il travestimento classicistico e mitizzante dei personaggi;
tuttavia, mentre il travestimento di Settano è totale, nel senso che l’au-
tore si cela dietro questa maschera e non mette il suo nome sul fron-
tespizio dell’opera, Martello non cela la sua vera identità dietro il per-
sonaggio di Mirtilo anche se, scherzosamente, nel frontespizio del-
l’opera non indica il proprio nome, e la intitola:
Il Femia sentenziato.
Favola di Messer Stucco a Messer Cattabrighe
(altro pseudonimo usato
per Maffei)
153
. Tuttavia, la mitizzazione dei personaggi ha in Sergardi
degli intenti diversi da quelli di Martello: da una parte quello di rende-
Roma in presenza di tutti i Quirini, e nel caffè di M. Nouelle, e nel Clementino mede-
simo allorché fu recitata».
150
Nello stesso monologo, in
Il Femia sentenziato
, cit., Atto IV, Scena I, pp. 120-123.
151
S
ERGARDI
,
op. cit.
, p. 176, vv. 421-423.
152
Si pensi anche all’esaltazione della propria bellezza fisica e del suo
modus
vivendi
che Settano fa nella
Satira VI
, ivi, p. 174, vv. 376-384.
153
A Maffei, Martello rivolge anche una lunga dedica, in
Il Femia sentenziato
, pp. 51-
53. A causa delle polemiche che seguirono la diffusione del libro, nella
Ritirata del Femia
Martelli dichiarò di non essere stato lui a pubblicare l’opera: aveva fatto solo stampare
Il
Femia
: la sua intenzione, sempre secondo la sua dichiarazione, era quella di farlo tirar
fuori, alla sua morte, da chi ne custodiva le copie già stampate, al fine di rispondere alle
critiche che ‘sicuramente’ Maffei avrebbe fatto a Martello alla morte di costui, come già
aveva fatto alla morte di Maggi (P. J. M
ARTELLO
,
Della ritirata del Femia
, cit., p. 157).