ANNARITA PLACELLA
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re ancora più ridicolo Gravina e gli altri personaggi di contorno sati-
reggiati, dall’altra quello di nascondere la sua vera identità, al contrario
di Martello, che non occulta la propria. In Martello la mitizzazione dei
personaggi è totale e investe anche il contesto
154
, molto lontano dalla
crudezza del mondo rappresentato nelle
Satire
, cioè la Roma contem-
poranea con tutti i suoi vizi e la corruzione dilagante: l’azione nel
Fe-
mia
avviene in un mitico aldilà, come nelle
Rane
di Aristofane e come
nella
Finestrina
dell’Alfieri
155
. Un’altra differenza con le
Satire
è che il
linguaggio usato da Martello è raffinato, del tutto opposto a quello
osceno e violento di Settano. La satira di Martello, per le ragioni ad-
dotte, è più efficace di quella di Sergardi ed è stata infatti presa a mo-
dello dal Parini del
Giorno
156
, sia per il linguaggio, che per il verso, che
per la trasposizione mitica.
Ma
Il Femia
è importante anche perché getta luce sulle
Satire
e ci fa
capire che, almeno all’altezza del 1724
157
, se non prima, ben si sapeva
che l’autore di esse era Sergardi. Infatti Femia-Maffei, al primo entrare
in scena di Bione, dopo aver fatto il nome di Settano, cioè lo pseudo-
nimo dietro cui Sergardi si era mascherato per nascondere la propria
identità, fa un riferimento ben preciso
158
all’incarico che negli anni di
scrittura del
Femia
Sergardi aveva realmente ricevuto nell’ambito della
fabbrica di San Pietro, elemento che rivela che Martello conosceva la
vera identità di Settano.
154
Martello, inoltre, nella
Prefazione
dà conto della sua scelta dell’ambientazione e
dei personaggi di Femia e Mirtilo come trasposizioni dei due protagonisti principali
(I
D
.,
Il Femia sentenziato
, cit., pp. 55-58).
155
Oltre alla ripresa dello stesso modello aristofanesco, la trama della
Finestrina
(in
V. A
LFIERI
,
Commedie
, 3 voll., a cura di F. Forti, vol. III, Asti, 1953) è analoga: giungono
nell’aldilà delle anime che devono essere giudicate perché venga loro attribuita la sede
definitiva nell’oltretomba. Alfieri, però, con l’indulgenza e la tolleranza che dimostra nei
confronti dei vizi umani in questa commedia, si contrappone a Martello, che nel suo
Femia
non mostrava la stessa indulgenza nei confronti dei vizi di Bione e Femia.
156
Cfr. V. P
LACELLA
,
op. cit.
, f. 3, p. 336 n.
157
Quondam fa notare che «l’identità di Settano restò lungo tempo ignorata (la
prima edizione delle
Satire
che reca impresso nel frontespizio il nome di Sergardi è
quella di Lucca del 1783)» (A. Q
UONDAM
, nota 17 alla
Satira VII
di S
ERGARDI
,
op. cit.
,
pp. 179-180); ma, come abbiamo appena visto, i protagonisti della cultura del tempo,
come del resto Gravina (come dimostrano i
Prologhi
inediti alle
Tragedie
), ben sapeva-
no chi era l’autore delle
Satire.
158
P. J. M
ARTELLO
,
Il Femia sentenziato
, cit., Atto III, scena II, p. 112.
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