TADAOUEMURA
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Ancora non riesco a spiegarmi come mai non abbia conservato me-
moria di questo riferimento di Marx a Vico. Fu solo quando, agli inizi
degli anni Settanta, lessi l’
Étude sur Vico
di Georges Sorel (1896) che
mi resi conto di aver incontrato Vico in quella nota sulla tecnologia del
Capitale
: Sorel la citava come uno dei luoghi marxiani meritevoli del
massimo apprezzamento
2
. A quel tempo però, avendo realizzato che
negli anni Sessanta l’innovazione tecnologica aveva trasformato in mo-
do radicale la nostra struttura socio-economica deprivando il mar-
xismo delle sue potenzialità rivoluzionarie, avevo iniziato un riesame
critico della dottrina di Marx e, in primo luogo, l’alta considerazione in
cui egli teneva la tecnologia aveva iniziato ad apparirmi problematica. Se
Vico era un teorico della tecnologia, così come lo intendevano Marx e
Sorel, non poteva esserci alcuna ragione per esserne attratti.
2. Nel nostro paese esisteva una versione giapponese de
La filosofia
di Giambattista Vico
(1911) di Benedetto Croce, tradotta da Aoki Iwao e
pubblicata a Tokyo nel 1942. La lessi in italiano e in giapponese verso la
metà degli anni Sessanta. Questo fu il mio secondo incontro con Vico.
Ancora una volta, tuttavia, il mio interesse era per Croce in quanto
tale, e non per Vico. Peraltro, la mia lettura di Croce era motivata
principalmente dall’interesse per Gramsci: in qualità di
New Leftist
Marxian
avvertivo una profonda affinità con le idee di quest’ultimo.
D’altra parte, Croce aveva scritto l’opera su Vico immediatamente
dopo il completamento della
Filosofia come scienza dello Spirito
, e vi
dava l’impressione di spiegare attraverso Vico la propria filosofia. Inol-
tre, secondo Croce, Vico era «il diciannovesimo secolo in germe»
3
. Se
questa era la verità, pensavo, bastava Hegel senza bisogno di risalire a
Vico! Inoltre, anche il mio Gramsci avvertiva che la filosofia di Hegel
era nata in una sorta di relazione organica con la Rivoluzione Francese:
potevamo trovare un tratto analogo in Vico
4
? Anche questa volta, tutto
considerato, fu un incontro mancato.
3. Il mio terzo incontro con Vico avvenne tramite Edmund Husserl
e un filologo settecentesco giapponese, Motoori Norinaga.
2
Cfr. G. S
OREL
,
Étude sur Vico
, in «Le Devenir Social» II (1896), p. 786.
3
B. C
ROCE
,
La filosofia di Giambattista Vico
, Bari, 1962
6
, p. 259.
4
Cfr. A. G
RAMSCI
,
Quaderni dal carcere
, ed. critica a cura di V. Gerratana, Torino,
1975, p. 1317.
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