GIAMBATTISTA VICO NELLA CRISI DELLE SCIENZE EUROPEE
125
Nella primavera del 1968 interruppi il mio corso di studi post-lau-
rea e iniziai la mia nuova vita libera (cioè senza impiego) assieme a mia
moglie, che avevo appena sposato, nella sua cittadina nativa in campa-
gna – vita che sarebbe proseguita fino al 1975, quando fui chiamato al-
la Tokyo University of Foreign Studies – con la lettura della husserlia-
na
Die Krisis der europäischen Wissenschaften und die transzendentale
Phänomenologie
(1936).
Il mio tema di ricerca post-laurea era il fascismo italiano. Fu esami-
nando le interpretazioni del fascismo da parte degli intellettuali italiani
più rappresentativi di quel periodo, a partire da Croce, che mi sorse
nella mente la domanda: ‘Che cos’è l’istruzione?’, o: ‘Che vuol dire
avere a che fare con il mondo in maniera ‘dotta’?, e precipitai nella
condizione di non sapere assolutamente più cosa fare. Forse il proble-
ma di fronte al quale mi trovavo si potrebbe definire quello dell’errore
razionalistico che accompagna il comprendere ‘dotto’ del mondo. Di
fatto, la cultura accademica europea moderna ha totalmente accanto-
nato la maggior parte dei fatti della storia vissuta dalla gente comune
definendoli irrazionali, mentre al suo apice (Hegel) raggiungeva una
comprensione del reale come immediatamente razionale e del raziona-
le come immediatamente reale. Le vedute sul fascismo degli intellet-
tuali italiani da me esaminati sono un caso tipico di questo genere di
cultura accademica. Ma non c’è qui un grave errore, un errore che si
origina nel sistema stesso della conoscenza accademica? Pensai alla ne-
cessità di tornare indietro, all’origine, al punto di partenza della moda-
lità accademica della conoscenza e farne oggetto di riflessione. Per par-
lare in termini nietzscheani, era necessario tentare una riflessione ge-
nealogica sull’istruzione.
In preda a un tormentato ripensamento, decisi di rimettere tutto in
questione. E nella speranza che la ‘scienza del mondo-della-vita’ con-
cepita da Husserl nei suoi ultimi anni si incontrasse con il compito che
mi ero dato, iniziai a leggere la
Krisis
, adoperando come guida il com-
mentario di Enzo Paci intitolato
Funzione delle scienze e significato del-
l’uomo
(1963), nel quale l’autore suggeriva che la scienza del mondo-
della-vita di Husserl fosse «una scienza nuova quasi in senso vichia-
no»
5
. Fu proprio questa l’occasione che mi indusse a prendere in mano
per la prima volta un’opera di Vico direttamente.
5
Cfr. E. P
ACI
,
Funzione delle scienze e significato dell’uomo
, Milano, 1963, pp. 21-22.