GIAMBATTISTA VICO NELLA CRISI DELLE SCIENZE EUROPEE
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secondo la moda del tempo. Sostengono i dotti che questa fisica, insegnata col
metodo geometrico, è la stessa natura, che scorgi ovunque ti volga a contempla-
re l’universo; ritengono perciò che siano da ringraziare gli autori che ci liberaro-
no dal grande fastidio di studiare ancora la natura e ci lasciarono questi edifici
così ampi e ben costruiti. Qualora necessariamente la natura si comportasse co-
me essi l’hanno concepita, bisognerebbe ringraziarli; ma ove la sua costituzione
fosse diversa e fosse falsa anche una sola delle norme fissate da codesti studiosi
circa il moto (per non dire che non soltanto una se n’è scoperta falsa) stiano
attenti a non trattare con sicurezza la natura, sicché, mentre attendono a curare
i tetti, trascurino con pericolo le fondamenta di quelle case
15
.
Stupito dall’inaspettata conoscenza che Vico aveva della matemati-
ca e della fisica, lessi questo suo brano in stretta relazione al già citato
capitolo su Galileo e alla relativa Appendice della
Krisis
. Anche la
perdita di significato causata dall’invenzione dell’analisi, che Husserl
mette in luce in quell’opera incompiuta, era una questione già sollevata
da Vico
16
.
In secondo luogo, ecco l’attacco implacabile di Vico contro «coloro
che adottano nella prassi della vita il metodo di giudicare proprio della
scienza»:
Circa la prudenza nella vita civile, poiché i fatti umani sono dominati dal-
l’occasione e dalla scelta, che sono incertissime, e poiché a guidarle valgono
per lo più la simulazione e la dissimulazione, cose ingannevolissime, quelli che
coltivano il puro vero difficilmente sanno servirsi dei mezzi e con maggior dif-
ficoltà conseguire i fini […]. Dato, dunque, che le azioni della vita pratica so-
no valutate
in conformità ai momenti e alle contingenze delle cose, cioè alle
cosiddette circostanze, di cui molte sono estranee e inutili, alcune spesso non
congruenti e talvolta anche avverse al proprio fine, i fatti umani non possono
misurarsi con il criterio di questa rettilinea e rigida regola mentale: occorre
considerarli, invece, con quella misura flessibile di Lesbo, che, lungi dal voler
conformare i corpi a sé, si snodava in tutti i sensi per adattare se stessa alle di-
verse forme dei corpi. […] Dunque, per quanto detto, procedono erronea-
mente coloro che adottano nella prassi della vita il metodo di giudicare pro-
prio della scienza
17
.
15
G. V
ICO
,
De nostri temporis studiorum ratione
, in
Le orazioni inaugurali, il De
Italorum sapientia e le polemiche
, a cura di G. Gentile e F. Nicolini, Bari, 1914, cap.
IV, p. 85 [tr. it. in
Opere
, 2 voll., a cura di A. Battistini, Milano, 1990, vol. I, p. 115].
16
Cfr. ivi, cap. VII, p. 87 [p. 133].
17
Ivi, pp. 91-92 [pp. 131, 133].