ENRICONUZZO
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quale apparve la prima trattazione organica della cultura filosofica me-
ridionale tra Seicento e Settecento e del pensiero di Vico
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.
Comunque era e doveva rimanere innegabile il fatto che Gentile
fosse «lo storico maggiore che il pensiero italiano abbia avuto in que-
sto secolo», capace in tale direzione di affrontare, con passione anche
filologica, i più svariati autori e temi della cultura filosofica, ed allo
stesso tempo l’agguerrito campione di una concezione che sacrificava
l’inferiore «cultura» alle altezze speculative della «filosofia»
9
.
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Nell’
Avvertenza
, evidentemente nuova, all’edizione einaudiana – che ripropone-
va, con limitati interventi, il lavoro pubblicato nel 1947 presso l’editore Francesco Val-
lardi – l’autore ricordava che «la parte maggiore di questo scritto, ossia la trattazione
della storia del pensiero italiano dall’inizio del Cinquecento a tutto l’Ottocento, fu
composta fra il 1940 e il 1942. Doveva costituire il secondo volume della
Filosofia
nella
nota
Storia dei Generi Letterari Italiani
del Vallardi», dopo il primo volume, «avviato
da Giovanni Gentile nel 1905, e pubblicato a fascicoli», ma che nel 1915 era giunto a
Lorenzo Valla, senza poi essere mai più da lui portato a termine (E. G
ARIN
,
Storia della
filosofia italiana
, 3 voll., Torino, 1966, vol. I, p. XIII). Tenendo presente l’importanza
che per il nostro argomento ha la collocazione della prima trattazione organica di Vi-
co, e della cultura filosofica meridionale, compiuta da Garin, vale la pena di comincia-
re a notare che questi – nel dichiarare che non si riconosceva più in un «lavoro del ge-
nere», comunque da condurre «in tutt’altro modo, con criteri del tutto diversi» –
ricordava che nel frattempo non aveva portato «modificazioni sostanziali» al testo,
sottoposto appena a «qualche correzione, e qualche integrazione indispensabile», sal-
vo che per il completo rifacimento dell’apparato delle note e bibliografico (ivi, pp.
XIII-XIV). Alcune variazioni e integrazioni del testo risultano però non irrilevanti, e a
talune di esse si farà più avanti riferimento.
Per una fresca sintetica ricostruzione della storia della scrittura del secondo volu-
me vallardiano proposta da Gentile, e dei rapporti con questi, si veda
Colloqui con Eu-
genio Garin. Un intellettuale del Novecento
, a cura di R. Cassigoli, Firenze, 2000, pp.
16-18. Per l’indicazione di Croce, Gentile e Gramsci (con un interessante riferimento
anche a Rensi e Martinetti) quali i «tre grandi maestri della filosofia, almeno della pri-
ma metà del Novecento, la cui influenza arriva fino ai giorni nostri» (p. 23). A propo-
sito di questi
Colloqui
, un altro profilo di Garin che si ricava da una precedente inter-
vista si configura in
Intervista sull’intellettuale
, a cura di N. Ajello, Roma-Bari, 1997.
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Giovanni Gentile «dal Duecento all’inizio del Novecento non ha lasciato senza
indagine momento alcuno del pensiero italiano, anche se non riuscì mai a condurre a
termine quell’opera d’insieme che venne a lungo disegnando. La Scolastica del secolo
XIII, Dante, i primi albori del Rinascimento, il Rinascimento, Telesio, Bruno e Cam-
panella, Leonardo e Galileo, Vico e i vichiani, il moto di pensiero meridionale con
Giannone, e poi da Genovesi a Galluppi, la tradizione letteraria da Alfieri e Leopardi
e a Manzoni, Cuoco, Rosmini e Gioberti, Spaventa, e le origini della filosofia contem-
poranea, non c’è aspetto del pensiero italiano che il Gentile non abbia affrontato, e
non solo in sintesi originali, ma in lavori di analisi erudita, in edizioni e commenti di
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