MONICA RICCIO
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gine scritte negli anni settanta del secolo XVII, in un momento in cui
la riflessione politica compiva svolte radicali; e sono pagine in cui si
avverte un confronto continuo con Hobbes, e una continua opposizio-
ne. Se dunque il riferimento ai Turchi ha accenti consueti – riconosci-
mento della durata senza apprezzabili cambiamenti insieme al disprez-
zo per il regime di servitù – completamente nuove sono le linee argo-
mentative del contesto. E va detto anche, per inciso e prima di tutto,
che il riferimento ai Turchi, con i suoi accenti consueti, non va ad inse-
rirsi in un fitto tessuto di
exempla
; non è, quello ‘esemplare’, il metodo
argomentativo del
Trattato
. Non lo era, del resto, neppure quello hob-
besiano. Tanto più significativo sembra allora un riferimento ai Turchi,
che non è peraltro l’unico nell’opera spinoziana. Se ne trova infatti uno
analogo per brevità e disprezzo, leggermente diverso, com’è ovvio,
negli obiettivi, nella
Prefazione
del
Trattato teologico-politico
. Anche
qui, come nel
Trattato politico
, punto di partenza era l’incapacità uma-
na di farsi sempre guidare dalla ragione per giungere però a spiegare
credulità e superstizione, figlia della paura, incostante e mutevole co-
me tutte le passioni e perciò spesso causa di agitazioni e guerre. Per
questo tutte le religioni – ‘vere’ o ‘false’ che siano – sono sempre corre-
date di culti e apparati di inevitabile osservanza:
Ciò che riuscì particolarmente bene ai Turchi, presso i quali non è lecito
neppure discuterne, essendo l’opinione individuale subordinata a tanti pre-
giudizi, che alla retta ragione non è lasciato nemmeno quel tanto di esercizio
che le occorre per dubitare
9
.
Ma ‘il sonno della ragione’ imposto dai Turchi ha un’immediata va-
lenza politica. Subito dopo infatti si parla del «regime monarchico» il
cui unico interesse «sta nell’ingannare gli uomini e nell’adombrare col
nome specioso di religione il timore che serve a frenarli, così da indurli
a combattere per la propria schiavitù come se combattessero per la
cedente sesto capitolo riguardanti l’organizzazione di una monarchia ben costituita»
(ivi, p. 3).
9
I
D
.,
Trattato teologico-politico
, a cura di A. Droetto e E. Giancotti Boscherini,
Torino, 1972, p. 3. I curatori del testo osservano in nota (nota 7, p. 13) come l’esempio
sia «apparentemente peregrino», ed è questa, in effetti, l’impressione più immediata
che si ha dinanzi a questi riferimenti. Lo spiegano con l’attualità, nel secolo XVII, di
«tutto ciò che riguardava la vita e i costumi del popolo turco, la cui espansione, giunta
allora al massimo, costituiva un vero e proprio incubo per la Cristianità».