MONICA RICCIO
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mento nel corpo sociale, ripudio di classi o organismi intermedi, è
l’elemento nuovo, o che almeno acquista una frequenza nuova, della
communis opinio
europea sulla politica turca, e ricorrerà in tutta la ri-
flessione settecentesca, diventando, in Montesquieu, uno dei caratteri
che distinguono il dispotismo orientale dalla monarchia europea.
Ma nel corso del Settecento un testo soprattutto costituirà il riferi-
mento privilegiato laddove si parli del modello politico turco, quel
The
Present State
of Ottoman Empire
che, pubblicato dal suo autore Paul
Ricaut nel 1668 in lingua inglese, fu tradotto già due anni dopo in
francese, e nel 1672 anche in italiano. Ebbe dunque larghissima ed im-
mediata diffusione, fu indicato esplicitamente tra le fonti da Mon-
tesquieu nell’
Esprit des Lois
e fu obiettivo polemico sia di Montes-
quieu sia di Voltaire. L’eccezionale e prolungata fortuna di questo li-
bro può certo essere spiegata, in parte, dal suo presentarsi come testi-
monianza ampia e attendibile: Ricaut infatti era stato ambasciatore del
Re Carlo II d’Inghilterra presso l’impero ottomano, e lì era vissuto a
lungo. Ma l’esperienza e la conoscenza dello Stato turco erano resti-
tuite all’interno di una tesi interpretativa forte, sostenuta dall’intento
di tracciare confini netti, di nuovo, tra la monarchia legittima, in questo
caso quella inglese, e la monarchia assoluta e tirannica turca
20
. Infatti,
nel proporre un testo che voleva esaminare tutti gli aspetti della società
turca – ‘massime politiche’, religione, milizie – esordiva con l’afferma-
zione della differenza del governo turco «da tutti gli altri del mondo».
Nonostante «una potenza totalmente assoluta in un imperatore senza ra-
gione, senza virtù, e senza merito», i cui ordini, sebbene arbitrari, sono
immediatamente tradotti in leggi, non si può, scriveva Ricaut, che
ammirare la durata di questo grande impero, ed attribuire la sua fermezza al
di dentro, e i felici successi al di fuori, piuttosto ad una causa sovrannaturale,
che alla sapienza di quelli che lo governano: come se Iddio, che opera tutte le
cose per il meglio, avesse suscitato, difeso ed ingrandito questa potente
nazione […] per punire i Cristiani dei loro vizi e peccati
21
.
XIV
, in
Dispotismo. Genesi e sviluppo di un concetto filosofico-politico
, a cura di
D. Felice, Napoli, 2001, in partic. le pp. 165-179.
20
Cfr. R. M
INUTI
,
Mito e realtà del dispotismo ottomano: note in margine ad una di-
scussione settecentesca
, in «Studi Settecenteschi» I (1981), pp. 40-42.
21
P. R
ICAUT
,
Istoria dello stato presente dell’Impero ottomano
, trasportata in italia-
no da C. Belli, Venezia, presso Combi & La Nou, 1672, p. 2. Citiamo dall’edizione
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