MODELLI POLITICI EUROPEI E ‘BARBARIE’ TURCA
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Seguiva però, nonostante questa sorta di resa all’inspiegabilità della
durata del potere turco – ancora primo elemento, come si vede, di ine-
sauribile sconcerto per l’osservatore europeo – un’analisi circostanzia-
ta dell’organizzazione politica dell’impero ottomano. Ed emerge anche
qui, tra gli altri aspetti profondamente estranei, l’assenza della nobiltà,
chiaro segno di tirannia, «perché la nobiltà modera la sovranità»
22
. Ci
si diffonde sulle modalità aggressive e feroci dei Turchi, sprezzanti di
ogni regola nelle relazioni diplomatiche, dove violano sistematicamen-
te il diritto delle genti soprattutto nelle persone degli ambasciatori
23
. I
Turchi sono «naturalmente orgogliosi, ed insolenti, ed hanno grande
opinione del loro merito, del loro valore, e delle loro forze», anche
perché ignorano le forze degli altri sovrani e degli altri Stati
24
. Somma
ignoranza, dunque, unita a sommo orgoglio.
Si è detto che il testo di Ricaut fu fonte dichiarata, per ciò che ri-
guardava i Turchi, dell’
Esprit des Lois
; i Turchi vi compaiono, natural-
mente, all’interno della raffigurazione del governo dispotico: lo Stato
turco va ad affiancarsi ad altri Stati – Persia, Cina, India e anche Russia
tra gli esempi più ricorrenti – nell’immagine unitaria di un Oriente sede
‘naturale’ di dispotismo. Se Montesquieu riformulava totalmente la cate-
goria aristotelica di
dispotismo
, indicandola come forma di governo con
propri ‘princípi’ accanto alla monarchia e alla repubblica, e non più
quindi come forma ‘degenerata’, conservava però, della lettura aristote-
lica, la collocazione geografica che è anche connotazione di barbarie
25
.
italiana, introducendo solo qualche modifica
attualizzante’ nel linguaggio, perché fu
questa, ma soprattutto quella francese, l’edizione più diffusa del testo nel corso del Sette-
cento. E, naturalmente, perché si tratta di una buona traduzione, il cui curatore tema-
tizza, nelle pagine non numerate preposte al testo, una serie di scelte e di problemi rela-
tive al difficile compito del traduttore che ne testimoniano l’acutezza e l’attenzione.
22
Ivi, p. 96.
23
Ivi, p. 118.
24
Ivi, p. 125.
25
Secondo l’accezione aristotelica, com’è noto, il dispotismo stava ad indicare par-
ticolari forme di monarchia con un potere simile alle tirannidi ma conformi alla legge,
proprie di alcune popolazioni barbariche, «giacché, avendo per natura i barbari un ca-
rattere più servile dei Greci, e gli Asiatici degli Europei, sottostanno al dominio dispo-
tico senza risentimento» (A
RISTOTELE
,
Politica
, III, 14, 1285a).
Sugli elementi innovativi della proposta di Montesquieu, cfr. N. B
OBBIO
,
Dispoti-
smo
, in
Dizionario di politica
, diretto da N. Bobbio, N. Matteucci, G. Pasquino, Tori-
no, 1983, pp. 345-346.
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