MONICA RICCIO
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L’Esprit des Lois
ha un’argomentazione che procede, anche, per
exempla
: riferimenti all’antichità dunque – Roma, Atene, Sparta so-
prattutto – e al presente – Inghilterra, Francia e Olanda tra i più ricor-
renti – insieme a un’abbondante casistica di aspetti sociali e istituzio-
nali dei paesi orientali. Ma, anche qui, mentre sui modelli occidentali,
antichi e moderni, ci si diffonde perché essi offrono davvero un esem-
pio istruttivo, i riferimenti ai paesi orientali sono veloci, per lo più
semplice supporto offerto
a posteriori
all’attendibilità dei diversi aspet-
ti del dispotismo via via proposti. I Turchi, in questo contesto, portano
con sé i caratteri loro attribuiti per secoli, che vanno a coincidere con i
caratteri, i ‘princípi’, la ‘natura’ dei governi dispotici. Primo fra tutti, la
servitù del popolo. Infatti
non è l’
onore
il principio degli Stati dispotici: gli uomini essendovi tutti ugua-
li, non è possibile essere anteposti agli altri; gli uomini essendovi tutti schiavi,
non è possibile anteporsi a niente
26
.
Obbedienza estrema, schiavitù nella paura, tutti elementi che crea-
no un’apparenza di pace; «ma non è veramente una pace, è il silenzio
di quelle città che il nemico sta per occupare»
27
.
Va ricordato, comunque, che Montesquieu voleva soprattutto, nel-
l’
Esprit des
lois
, definire un concetto di monarchia moderata che era
sconosciuta agli antichi, fondata sulle leggi, la libertà civile e corpi po-
litici intermedi, e che egli vedeva realizzata nella Francia a lui contem-
poranea. Ma la proposta di Montesquieu del modello politico monar-
chico venne a incontrare, nell’Europa della metà del secolo XVIII, una
situazione politica ribollente. E fu soprattutto l’immagine del dispoti-
smo, e dell’Oriente, da lui offerta, che attirò critiche severe. Innanzi-
tutto perché si imputava a Montesquieu scarsa conoscenza dei fatti,
un’immagine dell’Oriente assolutamente falsa; e furono numerose, nei
decenni successivi alla pubblicazione del suo testo, le confutazioni,
26
C. L. M
ONTESQUIEU
,
Lo Spirito delle leggi
, a cura di R. Derathé, Milano, 1996, I,
p. 173. Ma la servitù nei governi dispotici è rimarcata in più punti; un altro esempio a
proposito dell’educazione: «Come l’educazione nelle monarchie non si sforza che d’in-
nalzare il cuore, così essa non cerca che di deprimerlo negli Stati dispotici. È neces-
sario che ivi sia servile. Aver ricevuto un’educazione simile sarebbe un bene perfino
per chi è al comando, poiché nessuno è al comando senza essere allo stesso tempo
schiavo» (p. 180).
27
Ivi, p. 209.
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