MONICA RICCIO
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Si potrebbe pensare che i Turchi, nel panorama di questo dibattito
acceso che toccava, evidentemente, nodi cruciali della politica euro-
pea, non erano più che un caso emblematico accanto ad altri, che per-
devano quella specificità esemplare che li aveva accompagnati a lungo
nelle scritture politiche, e che si affiancavano ad altri paesi – come ap-
punto nel testo di Montesquieu – per costituire uno specchio, un ter-
mine di paragone, l’Oriente, per l’Europa in crisi; che se sopravviveva
una maggiore presenza dei Turchi in questo dibattito, rispetto ad altri
paesi orientali, era solo per la più lunga e sofferta sedimentazione di
conoscenze e luoghi comuni, insieme alla concreta minaccia che essi
rappresentarono almeno fino all’assedio di Vienna nel 1683. Indubbia-
mente in parte è così. Ma si può ancora rintracciare una netta specifici-
tà dell’
exemplum
turco all’interno della più ampia figura dell’Oriente,
laddove esso si inserisce, negli stessi anni, pressappoco, della pubblica-
zione dell’
Esprit des lois
, in una diversa e più ampia prospettiva, quella
dichiaratamente storica. Ci offre una lampante testimonianza in tal
senso
l’Essai sur les moeurs et sur les principaux faits de l’histoire
di
Voltaire, che si prefigge
innanzitutto di abbattere i pregiudizi di cui la
storia è infarcita. Ora, uno dei pregiudizi più ricorrenti da abbattere è
proprio quello per cui «il governo turco è un governo assurdo chiama-
to
dispotico
»
32
; le esplicite, ripetute confutazioni dell’esistenza stessa
del dispotismo come modello politico distinto qui, sono tutte legate ai
Turchi. I luoghi in cui emerge questo nucleo ‘dialettico’ sono tutti, na-
turalmente, luoghi del passato; e tuttavia l’argomentazione e la confu-
tazione sono sempre coniugate al presente: quando si parla dell’impero
ottomano, ancora, si parla evidentemente di uno Stato che non cam-
bia, immobile, immerso in una sorta di ‘eterno presente’. Ma Voltaire
indirizza su questa immobilità comunque uno sguardo da storico. Nel
discutere che il governo turco sia un governo dispotico egli non nega
quegli elementi negativi che gli hanno fatto guadagnare a pieno titolo,
potremmo dire, quella definizione. I Turchi hanno costumi duri e feroci,
sono orgogliosi all’estremo e ignoranti; per questo, anche, disprezzano
tutte le altre nazioni. La loro è tutt’altro che una monarchia ‘temperata’,
e non somiglia a nessuna delle monarchie europee, né alla Spagna o alla
Francia, né alla Germania, né alla Polonia, né tantomeno all’Inghilterra.
Ma tutto questo non deve far pensare ad un governo arbitrario in tutto,
32
I
D
.,
Essai sur les moeurs et sur les principaux faits de l’histoire depuis Charle-
magne jusqu’à Louis XIII
[1756], ed. de R. Pomeau, Paris, 1990, I, p. 832.
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