GIUSEPPE CACCIATORE
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In questa direzione, io credo, si spinge anche Trabant quando, ad
esempio, interpreta la
boria dei dotti
come una delle chiavi per capire
la critica di Vico alla modernità a cui non si contrappone un mondo
primitivo aureo e felice, ma una dimensione primitiva e fantastica da
cui ha origine un mondo civile che non è diretta emanazione di un
ordine razionale. Per questo la boria dei dotti può essere controllata ed
emendata dal concorso della mentalità fantastica e dal fare poetico ed
opporsi così al
logocentrismo
della modernità
10
.
Ma l’attualità di Vico, per Trabant, si rivela anche nella fondazione
di un concetto di
mondo civile
che si collega, non solo tematicamente
ma ancor più concettualmente, alle elaborazioni della filosofia e del-
l’antropologia della cultura del nostro tempo. D’altronde il mondo ci-
vile – sostiene Trabant con un passaggio argomentativo che ha molte
affinità con la mia interpretazione della filosofia pratica vichiana come
filosofia civile
11
– costituisce l’oggetto a cui Vico intende applicare i
principi della sua filosofia.
Il mondo civile comprende dunque tutto ciò che gli uomini creano, dalle
forme della convivenza sociale, cioè politiche in senso stretto, alle mitologie,
alle religioni, agli scritti e alle opere artistiche.
Mondo civile
vuol dire ‘Cultu-
ra’ nel senso più ampio dl termine, come concetto opposto a ‘Natura’, non nel
senso moderno ristretto di ‘cultura’, separata dalla politica, dalla scienza, dal-
l’economia, dallo sport ecc., ma in un senso che li comprende tutti
12
.
Lo spunto interpretativo interessante che si può scorgere nelle pagine
di Trabant è che la scelta anticartesiana di Vico non è ricondotta soltanto
alla opzione per gli elementi poetici verosimili e storico-culturali rispetto
a quelli razionalistico-calcolanti, ma è riferita anche ad una consapevole
valorizzazione del metodo empirico baconiano, proprio in riferimento
alla costruibilità del
mondo civile
. È il ‘programma’ di Bacone che Vico fa
proprio, come appare ben chiaro nella Degnità XXII – richiamata
peraltro da Trabant – dove il filosofo napoletano, dopo aver ricordato le
precedenti dignità nelle quali si sono formulati i «fondamenti del certo»,
le indica anche come il punto cruciale che può consentire
10
Cfr. ivi, p.17.
11
Cfr. G. C
ACCIATORE
,
Filosofia ‘civile’ e filosofia ‘pratica’ in Vico
, in
La filosofia
pratica
, cit., pp. 25-44.
12
CeV
, p. 19.
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