GIUSEPPE CACCIATORE
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de’ tempi»
19
. D’altronde, proprio la scelta dei tre motivi metaforici su
cui Trabant si sofferma nelle pagine dedicate alla spiegazione della di-
pintura e al problema della ricezione del pensiero vichiano – e cioè la
donna dalle tempie alate (metafisica), Ercole (la forza della politica e
l’universalità del diritto), Omero (l’ambito del pensiero-parola della
lingua e della poesia) – diventa la più esplicita testimonianza di un per-
corso interpretativo che intende privilegiare la forma di una filosofia
come quella di Vico che si articola nello stretto nesso di metafisica,
storia e poesia.
C’è un punto tuttavia del libro che mette bene in rilievo una delle
novità interpretative che esso propone. Mi riferisco all’esplicita utiliz-
zazione del capov. 1045 della
Scienza nuova
del 1744, dove leggiamo:
«non essendo altro l’uomo, propriamente, che mente, corpo e favella,
e la favella essendo come posta in mezzo alla mente e al corpo»
20
. Que-
sto cruciale passaggio rappresenterebbe il «riassunto antropologico
della
Scienza nuova
»
21
. E non si tratta della ben nota e stanca rivaluta-
zione della centralità dell’umano propugnata da Vico, ma di una straor-
dinaria teoria linguistica, antropologica ed etica che pone al centro del
mondo e delle sue manifestazioni non più solo la
res cogitans
e la
res
extensa
, ma la realtà della
favella
, ma la
res linguistica
e, aggiungerem-
mo noi, la
res poetico-fantastica
. Le parole, osserva giustamente Trabant,
non possono essere solamente «mentali», ma «devono avere una mate-
rialità definita, poiché sono rivolte all’altro»
22
.
Trabant mette così in relazione la materialità dei segni e la funzione
di ‘significanti visibili’ che hanno i corpi che non s’esprimono solo me-
diante parole reali, ma anche (e soprattutto se consideriamo l’epoca
primordiale del genere umano) attraverso cenni o atti. Queste relazioni
sono analizzate da Vico, come è noto, nella sequenza delle tre lingue:
divina, eroica e umana. Qui naturalmente non interessa riferire nel
dettaglio né i contenuti del testo vichiano né quelli della puntuale rico-
struzione che ne fa Trabant. Piuttosto è importante dare subito il sen-
so essenziale di una interpretazione che coinvolge, ancora una volta, il
piano linguistico e, insieme, quello storico-mitologico-narrativo e quel-
lo antropologico. La sequenza immaginata da Vico delle tre lingue non
19
Sn44
, p. 417.
20
Ivi, p. 930. Si tratta, come è noto, della conclusione del libro IV.
21
CeV
, p. 44.
22
Ivi, p. 46.