ENRICONUZZO
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D’altra parte anche da parte di Garin fu, giustamente, ben più com-
plesso il confronto con la generale esperienza della pratica storiogra-
fica gentiliana: la quale da una parte soffriva evidentemente di quel-
l’impostazione speculativa operando per individuazioni di apicali ge-
nealogie filosofiche e aposteriorici precorrimenti, dissezionando (ancor
più di Croce) tra il ‘vivo’ e il ‘morto’ nella storia del pensiero e nel cor-
po degli stessi autori e scritti; ma dall’altra arrecava anche la lezione –
in ciò ben memore di quella di importanti maestri del metodo storico
(D’Ancona, Crivellucci) – dell’accuratezza delle indagini minuziose,
anche minute, del rigore dell’analisi filologica e della documentazione
critica, della penetrazione della diretta esegesi sui testi.
Ancora, quanto al disegno di lavoro sulla storia del pensiero italia-
no promosso specialmente da Gentile (ma in sostanziale concordia, al-
meno iniziale, con Croce), quel confronto di Garin con l’esempio gen-
tiliano doveva rivelarsi ancora più complesso e denso di eredità acqui-
site: di certo non nell’intenzione di riprendere un quadro sistematico,
e ancora venato di speculativi schemi genealogici; ma sicuramente nel-
l’assunzione fattuale del compito di ricostruire in fondo un’analoga
storia. Analoga per diversi aspetti. Analoga per la stessa ‘impurità’ con
la quale, sia pure con crescenti diversità, sia Croce che Gentile l’aveva-
no di fatto scritta: legando le «pure idee» a «una storia molto impura
di uomini, di conflitti reali, con l’occhio sempre volto al fatto storico
ancora recente dell’unità nazionale, e con la preoccupazione sempre
presente dell’educazione nazionale, della formazione della coscienza
nazionale»
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. Analoga ancora, quanto all’incidenza di caratteri ‘struttu-
rali’ – proprio per il rimodularsi nell’opera di Garin di un’indiscutibile
‘passione pedagogica’, anche di una certa intonazione esortatoria – in-
trecciati nel fondo a quelli di ‘contenuto’, derivanti da una passione
per la ‘vita civile’, anche per l’impegno civile: praticata poi in tutt’altra
stagione, ma non distante da quella dei grandi protagonisti della sta-
gione neoidealistica, i quali, sia pur sempre più divaricati, l’avevano
no» (ivi, p. 76). Dal rifiuto di una ‘filosofia giudicante’ derivava poi quello del rilievo
di «
sopravvivenze
o
precorrimenti
[…], vedute anacronistiche e rami secchi, uomini vi-
vi o morti al proprio tempo» (ivi, p. 89).
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I
D
.,
Introduzione
a G. G
ENTILE
,
Storia della filosofia italiana
, a cura di E. Garin,
Firenze, 1969, vol. I, p. XXXI. Anche se – si può osservare – un’attitudine tra paziente
e indulgente, fino ad una qualche amorevolezza, verso le «impure» individualità della
vita storica derivava dal fatto che da una simile prospettiva ad esse occorreva richiede-
re minore purezza spirituale.