GIUSEPPE CACCIATORE
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Contro Descartes, che nel
Discours de la méthode
aveva così brillantemen-
te congedato le
lettres
come fonte della conoscenza, Vico proietta le lettere
nella genesi della conoscenza scientifica sicura: le
lettres
intese in ogni senso,
vale a dire l’intera produzione ‘scritta’ di segni dell’umanità
25
.
Qui si apre però una discussione tra gli interpreti di Vico che pone
il problema della preminenza o meno della scrittura sulla parola. Tra-
bant crede che alla fine Vico propenda per una «comprensione visual-
cognitiva», altri, ed io tra questi, sono convinti della gemellarità – per
usare l’espressione vichiana e poi dello stesso Trabant – delle due for-
me espressive sul piano non filogenetico, giacché in questo caso è il
grido inarticolato della paura che fonda l’avvio del mondo civile, ma si-
curamente su quello ontogenetico della riflessione filosofica che inter-
viene hegelianamente quando il crepuscolo è alle porte. Voglio dire cioè
che il moderno del linguaggio riesce a cogliere nel processo che gli sta
alle spalle l’articolata dialettica delle espressioni visive e foniche, grafiche
e vocali, separando e distinguendo, comparando e costruendo analogie.
Nei successivi capitoli
26
tornano, con argomentazioni più ampie, al-
cuni passaggi centrali di ciò che per Trabant, come si è detto, è la
svol-
ta linguistica
di Vico, che nasce sotto il segno dell’anticartesianesimo e
si definisce soprattutto per l’idea innovativa dell’unità nel segno di
25
Ivi, p. 58.
26
Tra gli altri, merita di essere ricordato il cap.V («Ingegno e paternità») dove
Trabant analizza e interpreta uno dei testi meno ‘frequentati’ dalla letteratura critica:
le
Vici vindiciae
, che, come è noto, è la replica alla recensione della
Scienza nuova
1725
apparsa negli «Acta Eruditorum» di Lipsia. A parte la giusta difesa postuma di Vico
fatta da un tedesco contro un ignorante e malevolo tedesco del Settecento, ciò che è
indubbiamente interessante in questo capitolo è la rivisitazione del tema, centralissimo
in Vico, dell’ingegno. Così, nota argutamente Trabant, Vico non si limita, nelle
Vindi-
ciae,
a precisare puntigliosamente che non è un abate napoletano ma marito e padre di
cinque figli, ma elabora quella fondamentale idea dell’ingegno come ‘divino creatore,
parente, padre di tutte le invenzioni’. Ma a proposito della circolazione di Vico in Ger-
mania, si veda il cap. VI, «Trasporti: Vico in Germania», che si aggiunge ai saggi di
G. C
ACCIATORE
e G. C
ANTILLO
,
Materiali su ‘Vico in Germania’
, in questo «Bollettino»
XI (1981), pp. 13-32; e, sempre degli stessi,
Studi vichiani in Germania. 1980-1990
, ivi,
XXII-XXIII (1992-1993), pp. 7-39. Cfr. poi anche M. R
ICCIO
,
Vico in Germania nel
«Bollettino del Centro di Studi vichiani». 1971-1990
, Supplemento a ivi, XX (1990). Sia
infine consentito il rinvio a G. C
ACCIATORE
,
Metaphysik, Poesie und Geschichte. Über die
Philosophie von Giambattista Vico
(Berlin, Akademie Verlag, 2002), in partic. il paragra-
fo della «Einleitung: Vicos Echo in Deutschland». Ma Trabant non si limita alla rice-
zione di Vico in Germania, come mostra il VII capitolo dedicato a Jules Michelet.