VANNA GESSA KUROTSCHKA
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Vico è, dunque, un moderno ma non è parte del
mainstream
della fi-
losofia illuministica. Ed è proprio questo che secondo Trabant rende Vi-
co interessante per la nostra contemporaneità. È infatti contro gli eredi
di Cartesio, o di coloro che si ritengono tali, in un ambito specifico di ri-
cezione che è quello della filosofia del linguaggio che Trabant utilizza fi-
losoficamente il pensiero di Vico, rinnovandone il contenuto. Trabant si
colloca esplicitamente all’interno di una linea interpretativa del pensiero
di Vico che non è quella che ha caratterizzato l’approccio tedesco più
tradizionale, quello cioè che si è accostato a Vico con l’interesse di utiliz-
zare il suo pensiero per la fondazione delle
Geisteswissenschaften
. Tra-
bant prende anzi le distanze da tale modalità di ricezione della filosofia
di Vico, giudicando il particolarismo filosofico che caratterizza tale ap-
proccio inadeguato per la comprensione del pensiero del filosofo napo-
letano. Sono Pagliaro, Coseriu, Cantelli e, in parte, Verene – coloro che
hanno cioè studiato il linguaggio e la sua funzione antropologica e filo-
sofica – ad essere indicati da Jürgen Trabant quali interpreti di quel
pensiero di Vico con il quale egli vuole dialogare come si dialoga con un
contemporaneo. Ma, allora, quale filosofia del linguaggio ci viene messa
a disposizione da Vico, secondo Trabant, e perché tale filosofia del lin-
guaggio può essere utilmente usata come strumento teorico adeguato
per prendere le distanze da Chomsky e dal chomskyano Pinker?
Procediamo con ordine. Chomsky, dapprima, che ha articolato la
sua concezione del linguaggio ricollegandosi positivamente a Cartesio.
Relativamente a Cartesio Chomsky ha, però, secondo Trabant, ragione
e, insieme, torto. Ha ragione quando afferma che «la differenza essen-
ziale fra uomo e animale in Descartes è esibita dal linguaggio»
4
. Ma la
differenza, aggiunge Trabant,
non si basa, come ritiene Chomsky, su
una capacità di formare nuove proposi-
zioni esprimendo nuovi pensieri
, considerata come una capacità indipendente
dall’intelligenza in generale. La differenza fra animali/automi e uomini in
Descartes si trova esclusivamente nella capacità di pensare, cioè nella pre-
senza o assenza della ragione. Il linguaggio non è il luogo di quella differenza,
ma solo il
testimone
di quella differenza fondamentale, cioè testimone della
presenza del pensiero, della partecipazione dell’uomo alla
res cogitans
5
.
4
Ivi, p. 62.
5
Ibid.
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