NOTE SU
CENNI E VOCI. SAGGI DI SEMATOLOGIA VICHIANA
DI JÜRGEN TRABANT
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Per Descartes, dunque, né esiste una facoltà linguistica separata
dall’intelligenza, una capacità innata, indipendente dall’intelligenza in
generale, un organo del linguaggio come afferma Pinker, che genera
nuove frasi, né il linguaggio ha una funzione cognitiva. Chomsky ha
torto, dunque, quando vuole assegnare a Cartesio la paternità di quella
che è la sua concezione del linguaggio, ma anche quella di Pinker, e
cioè l’esistenza di una capacità universale e innata del linguaggio con
una specifica funzione cognitiva. Proprio perché ha ben presente la fi-
losofia di Vico, che pur essendo moderno non appartiene al
main-
stream
della modernità e non è cartesiano ma baconiano, Trabant è in
grado di individuare con precisione il punto dolente della ricezione
chomskyana di Cartesio. È, infatti, per Vico, che su tale questione ave-
va assunto una posizione filosofica ben più rivoluzionaria di quella di
Cartesio, che il linguaggio smette di essere il testimone del pensiero,
inteso come l’attività di una mente separata dal corpo che trova arbi-
trariamente voci per articolare il già pensato. È per Vico, e non per
Cartesio, che il linguaggio diviene materia conoscitiva.
Per capire il profondo significato filosofico della scoperta fatta da
Vico di una
res linguistica
capace di mediare fra il mondo e il pensie-
ro, e al contempo la sua attuale rilevanza, è utile ricostruire sintetica-
mente tale concezione del linguaggio nella interpretazione che di essa
Jürgen Trabant ci propone, per mostrare poi la sua rilevanza nell’am-
bito della discussione filosofica contemporanea, una rilevanza che – a
mio parere – va però ben oltre l’ambito della Filosofia del linguaggio
e della Semiotica per investire anche quello della
Philosophy of Mind
,
dell’Antropologia filosofica, dell’Etica, della Storia e della Filosofia
delle culture.
Era stato Bacone a notare che alle lingue volgari sono legate ‘visio-
ni’ particolari che offuscano il discorso scientifico, il quale invece deve
essere universale. Come risolvere il problema degli
idola fori
, delle
particolari cognizioni incapsulate nel linguaggio, se la scienza – come
voleva Aristotele – non può se non trattare
de universalibus et aeternis
?
Vico trova una risposta del tutto originale al problema di Bacone, alla
necessità da questo sottolineata di inventare una lingua della scienza
che risolva la questione degli
idola fori
. Non solo, dunque, Vico acqui-
sisce da Bacone lo standard epistemologico e il metodo della scienza
della natura e lo trasferisce al mondo civile. Vico, dice Trabant,
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