FULVIO TESSITORE
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definisce una sapienzialità che si costituisce sull’immaginazione, intesa
non come una facoltà contrapposta alla ragione e passiva ma come una
facoltà attiva che, esercitata nel rispetto di precisi vincoli, integra la ra-
gione. Il
sapere poetico
non presta soccorso a chi si prefigge di difendere
una forma di irrazionalismo vitalistico ma è, prima di tutto ed essenzial-
mente per Vico, il sistema di quei saperi i quali, attraverso una riforma
delle tradizionali discipline, si costituiscono senza mettere da parte la
sensibilità umana: è, dunque, una
teoria
della sensibilità e del ruolo che
questa gioca nel sapere umano. Lo scopo del nostro lavoro su Vico e sul
rapporto del suo pensiero con la riflessione filosofica contemporanea
non era quello di trovare un appoggio per voltare le spalle alla raziona-
lità, rivolgendo l’attenzione alla poesia, ma quello di arricchire la razio-
nalità di una dimensione di cui il
mainstream
illuministico la aveva im-
poverita – la sensibilità –, sottraendo al contempo tale fondamentale di-
mensione umana sia ad un accesso irrazionalistico e misticheggiante sia
ad un accesso scientista e riduzionista. Le ricerche sulla
sematologia
vi-
chiana di Jürgen Trabant hanno una grande rilevanza per l’ambito di
ricerca che ho qui, anche se solo per sommi capi, delineato.
V
ANNA
G
ESSA
K
UROTSCHKA
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Ho un’antica, grande considerazione per il lavoro linguistico di
Jürgen Trabant, non fosse altro perché egli ha studiato, con dottrina
profonda ed intelligenza critica scaltrita, due autori che sono anche a me
molto cari e che hanno punteggiato momenti diversi, tutti importanti e
tra loro connessi, del mio lavoro di ricerca: Vico e W.v. Humboldt.
Riconosco l’eccezionale contributo che Trabant ha portato, centrando
il discorso sul significato del linguaggio, alla conoscenza profonda
dell’uno e dell’altro pensatore: preferisco usare questa parola, anziché
l’altra ‘filosofo’, che mi par riduttiva per ingegni quali quelli di Vico e
di Humboldt, qui davvero espressione compiuta della modernità, della
svolta moderna circa l’idea di filosofia e del filosofare, che, dopo Vico
e prima di Humboldt, ha trovato il vertice della consapevolezza critica
in Kant. E non credo si tratti solo di una scelta formale, che dovrebbe
indurre ad un’attenta riflessione gli appassionati dell’attualità.
Quale autorevole cultore di una ‘scienza nuova’ come la linguistica,
Trabant ha sempre tenuto il proprio discorso in equilibrio, al centro di
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