RECENSIONI
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G
IAMBATTISTA
V
ICO
,
La discoverta del vero Omero seguita dal Giudizio
sopra Dante
, a cura di P. Cristofolini, Pisa, Edizioni ETS, 2006, pp. 145.
Come dichiara il titolo, il volume pubblica il libro più breve della
Scienza
nuova
del 1744. Propriamente Vico nell’edizione precedente del 1730 oggi
riedita dallo stesso Paolo Cristofolini raccomandava al suo «leggitore» di
«non aprire a sorte questi libri, per leggerli, né per salti, ma [di] continovarne
la
lezione da capo a’ piedi
», necessitando di una «
mente comprensiva
» (
Sn30
,
pp. 94-95) che, nel senso etimologico del termine, doveva
cum-prehendere
,
‘prendere insieme’ tutto il sapere compresso nell’intera opera. Pubblicando
solo una parte dell’opera sembrerebbe che Cristofolini abbia disubbidito a
Vico. In realtà non è così, intanto perché questo libro si può considerare una
derivazione di due suoi lavori maggiori, integrali e per questo quasi titanici,
ossia l’edizione critica del 1730, già pubblicata, e quella del 1744, in corso di
pubblicazione, e in secondo luogo perché in questo modo si mette meglio a
fuoco un confronto (i classici avrebbero parlato di
suéncrisiv
) tra Omero e
Dante, concentrato in un libro, quello della
Discoverta del vero Omero
, che «si
distingue per un andamento baldanzoso, per una gioia argomentativa che ri-
flette la certezza dell’autore sui risultati raggiunti e l’orgoglio quasi trionfale
della loro travolgente novità» (S. S
INI
,
Figure vichiane. Retorica e topica nella
«Scienza nuova»
, Milano, Edizioni universitarie LED, 2005, p. 118). Oltre tut-
to, questa proposta editoriale ha anche lo scopo di fare accedere i lettori non
specialisti a un’opera che nella sua interezza intimidisce e quasi respinge per
la sua mole ingente, oltre che per la sua difficoltà anche grafica di lettura.
Per reazione a questo stato di cose, i criteri di edizione adottati da Cristo-
folini fanno di tutto per rendere accessibile il testo offerto, molto chiaro per il
confronto sinottico tra la versione del ’30 e quella del ’44, comprensivo anche
delle varianti intermedie. Questa possibilità di uno sguardo simultaneo mo-
stra la dinamica evolutiva del pensiero di Vico, i suoi ripensamenti, i suoi ap-
profondimenti, le correzioni delle sue sviste. Per parafrasare il titolo di un
saggio del più celebrato filologo del secondo Novecento, Gianfranco Contini,
e specificamente il Contini autore di
Come lavorava l’Ariosto
, si può dire che
con il lavoro di Cristofolini si viene a capire come lavorava Vico. Analizzando
le varianti d’autore tra la stampa del ’30 e il manoscritto di
Sn44
(giustamente
Cristofolini non considera la stampa perché, sia pure di poco, uscì dopo la
morte di Vico), si notano alcune tendenze, che qui segnalo succintamente: