RECENSIONI
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platonica di
ordine
e la sua introduzione nella sfera della vita civile. Gravina –
questo è chiaro – anela verso una società entro la quale il dominio dei sapienti
sui
rudes
, ordinato dalla natura e dalla legge di ragione, sia condizione di vita
sociale e di pubblica
salus
, ma è anche consapevole che quando il bene comu-
ne del diritto e il patto sociale vengono meno, la
guerra giusta
deve necessaria-
mente avere il sopravvento. Ecco perché, spiega Lomonaco, «nelle
Origines
[…] resta […] prevalente la necessità di favorire un orientamento politico-pe-
dagogico per la
civitas mixta
, di mente e corpo, di virtù e di vizio, bisognosa,
perciò, dell’istituzione di adeguati
abiti
di virtù pubbliche» (p. XLIII).
L’orientamento giuridico-politico di Gravina si nutre di un repubblicane-
simo che coincide con l’esigenza di riforma dello Stato fondato sul potere del-
le magistrature, sulla forza di una legislazione da rimuovere in senso antiasso-
lutistico, secondo i valori della tradizione platonico-groziana attiva nella Na-
poli di primo Settecento. Come si può intuire c’è molta attualità in questi pas-
saggi delle
Origines
, dai quali emerge chiara l’entusiastica partecipazione di
Gravina al dibattito che a Napoli sorgeva in quegli anni riguardo il passaggio
dal governo spagnolo a quello austriaco.
Il bisogno di costruire una nuova etica sociale e un diverso rapporto tra
morale e potere pubblico, l’esigenza di una riforma dello Stato in senso razio-
nale, come pure la ricerca di un limite da opporre ai conflittuali interessi par-
ticolari di natura feudale sono motivi di una riflessione moderna e sentita da
parte del filosofo calabrese, il quale alle ragioni di crisi del proprio tempo op-
pone la forza della giurisprudenza. Ecco perché egli insiste tanto sul valore
della figura del giurista, l’unico in grado di fornire risposte adeguate a quel
vuoto di valori che nella Napoli del suo tempo l’Accademia di Medinacoeli
aveva lasciato intorno a sé.
Insomma, è dunque evidente che gli sviluppi della situazione politica di
quegli anni influirono non poco sulla fortuna delle
Origines
. Probabilmente,
infatti, non è un caso che nel 1708, all’indomani dell’arrivo degli austriaci a
Napoli, a Lipsia viene pubblicata un’edizione completa dell’opera, destinata a
confermare l’ampio consenso ricevuto dal libro I, adottato addirittura come
manuale pedagogico-politico in molte scuole tanto pubbliche quanto private,
mentre nel Regno «l’apologia della saggia e virtuosa mediazione giuridica
aveva perduto […] ogni motivo di attualità» (p. XLVII). Ed infatti solo nel
1713 – in un contesto molto diverso dal punto di vista politico e storico – le
Origines
vengono pubblicate a Napoli nella versione completa e con l’aggiun-
ta del
De romano imperio
: la fase di revisione dell’opera – compresa tra gli
anni 1711-1713 – coincide in pieno con quella in cui i gruppi intellettuali e
quelli dirigenti del Viceregno si impegnano a definire i propri programmi
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