RECENSIONI
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Corpo e anima, sensi interni e intelletto dai secoli XIII-XIV ai post-cartesiani
e spinoziani
, a cura di G. Federici Vescovini, V. Sorge, e C. Vinti, intr. di G.
Federici Vescovini (Atti del Convegno Internazionale, Firenze 18-20 settem-
bre 2003), Brepols, 2005, pp. 575.
Pur nella grande varietà e ricchezza dei contributi che raccoglie, il volume
riesce a restituire un’unità di intenti e una particolare curvatura data alla let-
tura del rapporto corpo-anima. Tema, questo, ampiamente frequentato nel
più recente dibattito filosofico, che si è avvalso di prospettive e interlocutori
nuovi e che ha rivisitato con nuove domande particolarmente la filosofia mo-
derna. Le connotazioni peculiari del convegno riproposto nella pubblicazione
degli Atti, che qui indicheremo in modo necessariamente sommario, sono es-
senzialmente due: innanzitutto quella di dare spazio, nella considerazione di
quel rapporto, ad un tratto complesso e insieme fecondo della relazione, non
di rado trascurato pur nel fiorire dei recenti studi, vale a dire il nodo dei sensi
interni, dell’immediata relazione interno-esterno che si stabilisce subito a ridos-
so della percezione; poi, ma parallelamente e contestualmente, l’ascolto dedica-
to a riflessioni e interrogativi che si collocano nello spazio temporale precedente
il XIII secolo e che mostrano il singolare intreccio comunicativo con il pensiero
greco-arabo e non solo, soprattutto sul terreno delle interpretazioni dell’opera
aristotelica, particolarmente del
De anima
, e di Galeno. Non si può che consen-
tire con Graziella Federici Vescovini, quando, nella sua
Introduzione
, definisce
gli studi relativi a questo spazio temporale «illuminanti» (p. 2).
Il contributo di Lucio Pepe, che apre il volume (
Le funzioni dell’intelletto
e il corpo nella parafrasi del
De anima
di Temistio
, pp. 13-20), evidenzia un
momento ancora poco conosciuto, e in qualche modo preliminare, dei per-
corsi che può seguire la reinterpretazione del
De anima
aristotelico. Si occupa
infatti della parafrasi di Temistio del complesso III libro del testo aristotelico,
e precisamente del luogo pertinente alla relazione tra intelletto attivo incor-
ruttibile e intelletto passivo corruttibile. Né l’uno né l’altro, per Temistio,
possono accogliere la dimensione temporale del pensiero discorsivo e del ri-
cordo, propria dell’esistenza individuale. Ma neppure l’intelletto passivo può
esaurire la relazione con l’individuo. Piuttosto l’intelletto comune, letto però
in palese distanza dalla lettera del testo aristotelico, in cui invece l’intelletto
comune è riferito al composto di anima e corpo. Su tale lettura, o meglio ri-
formulazione, dell’intelletto comune, ricorda Pepe, si costruisce un lunga tra-
dizione filosofica che giunge fino a Tommaso e alla sua teoria dell’anima im-
mortale individuale. E tale lettura, sempre attenta a mantenere nettamente se-
parato l’intelletto dal corpo, conduce Temistio ad affermare che il pensiero
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