RECENSIONI
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in questo caso, il percorso di ricerca viene restituito nel dettaglio: si può dun-
que seguire la progressiva definizione dello
stupor
anche attraverso l’attenta
distinzione da patologie affini – solo lo
stupor
deve essere considerato autenti-
ca
lesio cognitionis –
e attraverso il riesame delle indicazioni spesso contrad-
dittorie del cosiddetto «nuovo Galeno». Si può concludere che l’analisi del la-
voro di Arnau e dei suoi colleghi di Montpellier impegnati in indagini scienti-
fiche analoghe, può fornirci utili informazioni sul ruolo attribuito ai sensi in-
terni nella medicina del XIV secolo.
Marwan Rashed, nel suo
Imagination astrale et physique supralunaire selon
Avicenne
(pp. 103-117), esamina il ruolo attribuito da Avicenna all’immagina-
zione nella comprensione del movimento nel mondo sovralunare e sublunare,
sottolineando punti di fedeltà e punti di divergenza rispetto al pensiero
aristotelico.
Il contributo di Pieter De Leemans,
Internal Senses, Intellect and Move-
ment. Peter of Auvergne (?)
on
Aristotle’s
De Motu Animalium (pp. 139-160),
è centrato sulla ricezione e sui commentari medievali del
De motu animalium
aristotelico. Precisamente, prende in esame il commentario di Petrus de Al-
vernia, e al suo interno le
questiones
relative all’origine del movimento anima-
le, al ruolo delle diverse facoltà dell’anima nel provocare l’azione. Il problema
che qui emerge con maggiore evidenza è quali siano i punti di convergenza e
quali quelli di divergenza tra animali razionali e non razionali. Emblematico
in questo senso il ruolo della fantasia e le incertezze relative al suo rapporto
con l’intelletto. Dall’insieme delle
questiones
analizzate, se non si può ricavare
una teoria coerente e completa, si può invece concludere che
tutte
le facoltà
concorrono al movimento animale, e mai prese separatamente. In appendice
il saggio riporta il testo delle
questiones
esaminate.
Christian Trottmann (
«Comedit, deditque viro suo». La syndérèse entre
sensualité et intellect dans la théologie morale au tornant du second quart du
XIIIe siècle
, pp. 161-187) apre una prospettiva inusuale, ma feconda, sulla ri-
cezione della psicologia aristotelica nel XIV secolo: quella dell’impatto di tale
psicologia sulle elaborazioni relative alla sinderesi e al libero arbitrio. L’A. ci
conduce attraverso i mutamenti e gli sviluppi interni alla teologia morale; dap-
prima nell’opera di Guillaume d’Auxerre, di Guillaume d’Auvergne e dei pri-
mi maestri domenicani, in cui l’infallibilità della sinderesi è fondata sull’affer-
mazione aristotelica:
intellectus semper verus
, ma è avvertito il rischio che tale
dichiarazione di infallibilità comporta, quello cioè di cadere in una forma di
pelagianesimo. Si esaminano poi le riflessioni di Philippe Le Chancelier e dei
maestri francescani, che spostano la sinderesi sul piano della volontà, pur con-
servandole una dimensione razionale. Infine la sintesi soddisfacente di