RECENSIONI
226
Alberto Magno, che accoglie questo compromesso tra dimensione volontari-
stica e dimensione intellettualistica nella sinderesi, ma accentua il ruolo del-
l’intelletto pratico.
Francesco Piro, nel saggio
Sensi interni e eziologia degli affetti. A proposito
di due
quaestiones
sul dolore di Enrico di Gand
(pp. 189-210), ritaglia un pro-
blema molto specifico, riproposto, nell’ambito della riflessione sulla psicolo-
gia degli affetti, da due
quaestiones
di Enrico di Gand: se piacere e dolore sia-
no semplici alterazioni del corpo animato o siano piuttosto da concepire co-
me atti cognitivi. La domanda finisce naturalmente per coinvolgere l’intera
problematica dei sensi interni, e non può che confrontarsi con la complessa
rielaborazione compiuta da Avicenna, che è fortemente connotata, quanto al-
la lettura della dinamica dei sensi interni e del loro rapporto con il corpo, dal
ruolo preponderante attribuito alla facoltà estimativa. Enrico di Gand com-
pie, rispetto a tale lettura, spostamenti significativi. Già la sua scelta di inter-
rogarsi esclusivamente sul dolore e non anche sul piacere, come fa invece Avi-
cenna, è, in questo senso, indicativa; essa mostra, tra l’altro, un’attenzione pri-
vilegiata per i problemi posti da un corpo mai eludibile: il dolore infatti, es-
sendo coinvolto nel discorso medico oltre che in quello filosofico, presenta in-
nanzitutto un carattere fisico. Ma l’apporto di Enrico alla questione non si
esaurisce in un’accentuazione dell’aspetto fisico-corporeo del dolore, e, più in
generale, delle passioni. Soprattutto, egli opera una netta distinzione tra
ap-
prehensio
e
perceptio
: solo la seconda può causare dolore, perché è in grado di
alterare il corpo. A questo punto, rimarca Piro, «siamo lontani da Aristotele,
ma ormai lo siamo anche da Avicenna. Siamo sul terreno di atti di consapevo-
lezza che accompagnano gli stati cognitivi riferiti all’esterno» (p. 202). Enrico
compie fondamentalmente una trasformazione della
aestimatio
, facendone
non più, come Avicenna, un «analogo sensibile del giudizio», ma «della auto-
consapevolezza o della conoscenza discorsiva» (p. 207). Dilata, in tal modo, lo
spazio delle passioni e ne autonomizza il ruolo.
Sul senso agente vertono i saggi di Valeria Sorge (
Taddeo da Parma e la
dottrina del senso agente
, pp. 211-226), Joël
Biard (Le sens actif selon Jean
Buridan
, pp. 227-246) e Orsola Rignani (
Biagio Pelacani e il senso agente
, pp.
247-266). In un certo senso complementari – dedicati a figure che, cronologi-
camente vicine, si muovono in un comune orizzonte speculativo – ci offrono
l’affondo su un momento evolutivo di un concetto cruciale nella psicologia
tardo-medievale. Opportunamente, Valeria Sorge ne inquadra la rilevanza, in
apertura del suo saggio, nella prospettiva più ampia dell’intera gnoseologia
moderna, laddove ci si interroga sul rapporto tra passività e ricettività della
sensazione e attività e spontaneità dell’intelletto. Il complesso intreccio di
1...,216,217,218,219,220,221,222,223,224,225 227,228,229,230,231,232,233,234,235,236,...280