RECENSIONI
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l’A., tale elemento di novità va sempre letto nel suo contesto germinativo, e
quindi anche in relazione con la spiritualità mistica della fede cristiana. Ciò ci
permette di meglio comprendere e collocare il rapporto disegnato da Cusano
tra infinità divina e finitezza umana, in cui la forza creativa e rappresentativa
della mente umana svolge un ruolo cruciale. Testimoniato, questo ruolo, dalla
proposta di numerose allegorie, gli
aenigmata
appunto, che «acquisiscono una
funzione a due livelli distinti: da un lato sono quelle figure rappresentative
dell’infinito, contratte a livello dei sensi, che l’intelletto finito produce quando
cerca di comprendere Dio. Dall’altro gli enigmi sono il modo in cui la mente
immagina il suo stesso processo nel pensiero filosofico» (p. 279).
Carlo Pedretti (
Leonardo e i sensi interni
, pp. 291-312) ricostruisce l’ampia
ma spesso frammentata descrizione delle facoltà dell’anima compiuta da Leo-
nardo, guidato nelle sue indagini, naturalmente, dall’esigenza di comprendere
il processo creativo. Particolare attenzione quindi è dedicata alla fantasia e al-
la memoria, e al loro rapporto con i sensi esterni e con il senso comune. In ap-
pendice sono riportati testi sulla mente tratti dal
Libro di
pittura
di Leonardo.
Roberto Perini (
Problemi logici della relazione
mens-corpus
in Descartes
,
pp. 313-334) affronta il problema del rapporto tra mente e corpo in De-
scartes da un punto di vista che evidenzia forti, strutturali ambivalenze. Si in-
terroga infatti sulla definizione ontologica del soggetto uomo: se sia data dal-
l’
unio substantialis
di mente e corpo o piuttosto dalla sola mente,
res comple-
ta
che rimane distinta dal corpo. Certamente questa seconda ipotesi sembra
essere quella più chiaramente e costantemente espressa da Descartes, ma, nel
momento in cui viene affrontata la sostanza estesa, e quindi il rapporto, la
permixtio
, tra le due sostanze – esemplare a proposito la
Sesta meditazione
–
con la collocazione di senso e immaginazione, il problema che si pone con
chiarezza è come pensare l’unione delle due sostanze, logicamente inintelleg-
gibile. Cartesio non giunge, e non potrebbe giungere, ad una completa risolu-
zione di questa difficoltà, ma, pungolato dai suoi interlocutori e corrispon-
denti, innanzitutto Elisabetta, offre l’unica possibile proposta ‘conciliativa’:
«solo
due diverse
esperienze cogitative, la sensibile e l’intellettiva, consentono
per la loro
compresenza
in un’unica
mens
(compresenza che non sarà mai
identità) di mantenere la necessaria consapevolezza del plesso
unio/distinctio
»
(p. 333).
Francesca Bonicalzi, nel suo
Descartes: pensieri del corpo o sensazioni della
mente?
(pp. 335-360), si occupa della netta ascrizione, da parte di Descartes,
della sensazione al pensiero, all’anima, piuttosto che al corpo. Punto nodale,
questo, del pensiero cartesiano, non a caso richiamato di frequente nelle
Obiezioni
alle
Meditazioni
; nodo strutturale del profondo rinnovamento delle