RECENSIONI
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strutture della soggettività come interiorità, cui corrisponde l’accentuazione
del processo fisiologico dei sensi e la riduzione del corpo a mera estensione.
Giulia Belgioioso e Franco A. Meschini, in
Descartes. Filosofare come me-
ditare
(pp. 361-392) colgono e mostrano il carattere
meditativo
del pensiero
cartesiano riandando agli elementi che qualificavano la meditazione devota,
particolarmente gli esercizi spirituali di Ignazio di Loyola, quasi certamente
noti a Cartesio. Il titolo delle
Meditationes
non è scelto a caso: inconsueto in
ambito filosofico, vuole chiaramente richiamare ad un esercizio del pensiero
che si struttura proprio secondo gli elementi della meditazione religiosa, vale
a dire «la progressività e gradualità nella pratica meditativa, il coinvolgimento
delle tre facoltà […], la scansione temporale […]» (p. 369). Ed è, questa pra-
tica innovativa della riflessione, in voluta rottura con i modi del filosofare
propri della riflessione di tradizione scolastica.
Il saggio di Cristina Santinelli,
La certezza dell’anima, l’evidenza del corpo.
Sul pensiero di N. Malebranche
(pp. 393-435), conduce l’attenzione sull’opera-
zione fortemente spiazzante compiuta da Malebranche su un concetto che
fonda l’intera filosofia cartesiana: la consapevolezza di sé, l’assoluta, immedia-
ta, trasparente – e pienamente soddisfacente – evidenza del
cogito
a se stesso.
Operazione fortemente spiazzante, perché Malebranche costruisce il suo di-
scorso teorico sulla fedeltà ai principi basilari dell’assetto speculativo di
Descartes, e quindi a questa nozione della mente; ma ne trasforma dall’inter-
no, per così dire, e profondamente, significati e valenze, fino a una sorta di
svuotamento. La percezione di sé perde infatti innanzitutto il carattere del-
l’evidenza, ed è affidata invece a un sentimento interiore, che proprio in
quanto sentimento nell’accezione cartesiana, è oscuro e confuso; l’immedia-
tezza della coscienza di sé ne garantisce però, ancora, la certezza. L’anima si
avverte solo attraverso le proprie modificazioni, che riceve passivamente da
Dio. La sua relazione con il corpo risulta, di conseguenza, modificata rispetto
alle formulazioni cartesiane; unita al corpo sì, ma in un rapporto di dipenden-
za conseguente al peccato originale, ne è ‘disturbata’ costantemente nella sua
aspirazione al bene. Sensi ed immaginazione, in questa prospettiva, attraverso
l’inganno di cui sono portatori, e grazie alla loro forza, esercitano sullo spirito
un’autentica tirannia. Ma vi è nei sensi senza dubbio anche una valenza posi-
tiva, quella di garantire la preservazione della vita; a tal fine Dio li ha voluti
involontari, rapidi e immediati, in modo che l’anima non dovesse occuparsi
della conservazione del corpo. Analogamente, per certi versi, l’immaginazione
ha un volto positivo, anch’esso, naturalmente, voluto da Dio, laddove funzio-
na come una sorta di automatismo, contagio immaginativo, e permette la con-
divisione e la comunicazione tra gli uomini, la compassione e la simpatia. E il