AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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empíricas y astrae las propiedades comu-
nes, la mente primitiva atribuye unidad y
sentido a su objeto identificándolo con un
universal fantástico. La característica dis-
tintiva del pensamento poético consiste en
la capacidad de afirmar la identidad de
una cosa particolar identificándola con
una figura mitica» (p. 125). Attraverso i
«caratteri poetici» cristallizzati nei miti,
l’infanzia del genere umano esprimeva la
sua visione del mondo e raccontava la sua
storia. La decodificazione razionale della
fantastica rappresentazione delle gesta di
dei ed eroi è la via maestra per compren-
dere le credenze religiose, i valori morali, i
rapporti socio-istituzioni civili dei princìpi
dell’umanità.
[R. M.]
7. D
E
C
AROLIS
Francesco,
Vico
, in I
D
.,
Scritti di Filosofia. 1989-2006
, Napoli,
Giannini, 2007, pp. 101-103.
8.
D
ELLALO
G
LU
Besim F.,
Vico ve
Yeni Bilim
[Vico e la
Scienza nuova
], in
«Felsefe Logos» IX (2001), pp. 143-152.
L’articolo introduce sommariamente
al pensiero di Vico facendo riferimento
alle interpretazioni di Berlin e di Löwith e
riconducendo il contenuto della
Scienza
nuova
nell’ambito dell’anticartesianesimo
e dell’opposizione all’Illuminismo. Sono
inoltre discusse le tesi di Vico su Omero e
la loro validità all’interno della tradizione
ermeneutica.
9. F
ERRARI
Giuseppe,
Scritti di filoso-
fia politica
, a cura di M. Martirano, Sove-
ria Mannelli, Rubbettino, 2006, pp. 225.
La scelta di saggi ferrariani proposta
da Maurizio Martirano offre agli studiosi
di Vico motivi di approfondimento sull’in-
tenso lavorio critico del giovane studioso
milanese negli anni immediatamente a ri-
dosso della prima edizione critica delle
opere di Vico (1835-1837). Come ricorda
Martirano, «infatti, i contributi dedicati a
Lerminier, Jannelli, Romagnosi, Ballan-
che, Mamiani, tutti composti tra il 1833 e
il 1835, sono caratterizzati dal fatto di ave-
re sullo sfondo le problematiche della
Scienza nuova
» (p. II). Da questi scritti
giovanili è possibile enucleare alcuni dei
nodi teorici della riflessione del Ferrari dei
decenni successivi, e cioè, da un lato la
fondazione di una nuova scienza storica,
secondo le linee guide già anticipate da
Vico ma criticamente rimodulate alla luce
della romagnosiana teoria dell’incivilimen-
to, dall’altro, il confronto con il pensiero
filosofico e sociale francese segnato da una
spiccata tendenza di Ferrari a gettare un
ponte tra l’eredità della tradizione illumi-
nistica settecentesca e la cultura liberale
della Restaurazione francese. La lettura di
questi saggi, sottolinea Martirano, ci mo-
stra «un quadro di ricerche incentrato sul
riconoscimento dei limiti critici della tra-
dizione illuministico-vichiana, ma anche
sulla consapevolezza della sua necessaria
integrazione con nuovi elementi ‘positivi’,
utilitaristici e sociali, che sono in grado di
mettere in rilievo la distanza che separa il
secolo XIX rispetto a quello precedente»
(p. XVI). Un vichismo critico, dunque,
quello di Ferrari, segnato all’abbandono
di ogni qualsivoglia tentazione metafisica
– che costituisce, in definitiva, la cifra del-
l’intera vita intellettuale dello studioso mi-
lanese –, e che trova compiuta espressione
nelle
Introduzioni
ai singoli volumi della
ferrariana edizione di Vico, ingiustamente
trascurate dagli studiosi a favore della più
nota monografia sulla
Mente di Vico
, dove
Ferrari, con notevole acribia, indicava i