AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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dei francesi li destinava alla scoperta del
metodo analitico, ma anche all’incapacità
di andar oltre. Più a fondo, rileva l’A., la
Scienza nuova
era in grado di proporre
‘una esauriente spiegazione antropologica
delle teorie retoriche in questione e in par-
ticolare per la rivendicazione del fatto che
i tropi sono l’espressione naturale degli af-
fetti’, in completa opposizione al ripudio
razionalistico di essi, che anzi impedireb-
be ogni comprensione di come opera la
mente umana e di come sorgono le moti-
vazioni umane. ‘Naturale’, in questo senso
non è il linguaggio disincarnatamente lo-
gico ma al contrario quello degli universali
fantastici.
[L. P. C.]
12. G
IRARD
Pierre,
La tradizione epi-
curea e lucreziana nella filosofia di Giam-
battista Vico
, in «Quaderni materialisti»
V (2006), pp. 161-182.
Il saggio si propone di approfondire
l’influenza esercitata dalla tradizione epi-
curea sulla progressiva costituzione del
sistema vichiano di una ‘scienza nuova’.
Girard conduce la propria analisi critica
a partire dalle due grandi tradizioni filo-
sofiche che hanno caratterizzato il pano-
rama italiano durante il secolo XVII, e
cioè quella galileiana e il cartesianesimo,
entro le quali si innesta pure – a sua volta
– quel materialismo dove è possibile in-
scrivere il pensiero di Epicuro e quello di
Lucrezio.
L’A. mette molto bene in evidenza in
che modo nel Seicento, in campo scienti-
fico, la tradizione epicurea sia stata riat-
tualizzata al fine di poter meglio pensare
la modernità, pure grazie ai modelli epi-
stemologici che sempre più, durante que-
gli anni, si diffusero nelle accademie scien-
tifiche napoletane.
Vico, dichiara Girard, pur maturando
un atteggiamento piuttosto ambiguo di
fronte alla tradizione materialista, percepi-
sce e fa propri i pensieri di Epicuro e di
Lucrezio grazie al tramite di Gassendi, il
quale gli permette di rendere teologica-
mente accettabile la tradizione materia-
lista, rispondendo così ad una doppia esi-
genza di religiosità e di scientificità.
Di certo è molto interessante la duplice
operazione compiuta dall’A. nelle pagine
finali di questo articolo: Girard, infatti, non
solo individua e isola i riferimenti, espliciti e
non, che Vico fa della tradizione ma-
terialista – facendo notare che ciò che è ap-
prezzato dal filosofo nel pensiero platonico
(unico sistema peraltro che per Vico è ca-
pace di offrire un pensiero politico) è inve-
ce inversamente criticato in quello di Epi-
curo e degli Stoici – ma evidenzia anche in
quale misura i ‘prestiti’ che il filosofo napo-
letano mutua dalla tradizione materialista
entrano di fatto a far parte della struttura e
dell’economia della
Scienza nuova
. Ne viene
fuori che in sostanza Vico critica due siste-
mi filosofici che falliscono entrambi dal
punto di vista epistemologico nella loro
interpretazione del processo di socializzazi-
one degli uomini. «Il problema» – conclu-
de Girard – «non è di sapere se queste due
filosofie siano moralmente condannabili ma
di sottolineare le loro debolezze scientifiche
ed epistemologiche» (p. 180).
[A. Scogn.]
13. G
RECO
Giosué Alfredo,
Il pensiero
di Gianvincenzo Gravina nella cultura di
oggi
, Cosenza, Pellegrini, 2005, pp. 246.
Di carattere prevalentemente biogra-
fico e agiografico, l’appassionata ricostru-
zione chiama il pensiero del calabrese a
sostegno della più viva attualità (a proposi-
to di «eutanasia» e «aborto», «donazione di
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