AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
243
felicemente Lomonaco,
«
la nuova logica
del concreto che Vico teorizza e che la
cultura contemporanea può condividere è
quella fondata sul riconoscimento della
ragione
, la quale nei modi del suo esistere
è garanzia di
linguaggio
» (p. 142). Le serie
del
«
Bollettino» che si sono succedute
hanno mantenuto fermi questi principi, e
la rivista ha sempre più ampliato il suo
sguardo verso le forme storiche e simboli-
che del linguaggio poetico nella storiogra-
fia contemporanea internazionale. Al cen-
tro di una attenzione significativa è stata
l’area tedesca, nella quale, durante il No-
vecento
«
la rivalutazione del nesso
filoso-
fia-filologia
ha impostato una rinnovata di-
samina del problema
linguaggio
» (p. 144).
Anche la seconda e la terza serie possono
essere seguite da questa precisa angola-
zione:
«
a tale orizzonte di studio ha assi-
curato nuova linfa teorica e storiografica la
lettura ‘storicistica’ di Vico, rielaborata da
un nuovo storicismo ‘critico-problema-
tico’, nettamente distinto e distante dal-
l’interpretazione idealistica e crociana» (p.
151). Gli studi volti ai vichiani
«
universali
fantastici», esaminati anche in relazione
con la cultura tedesca del Settecento han-
no portato
«
a capovolgere la tradizionale
gerarchia tra parola e storia. La medita-
zione sul linguaggio non era più un corol-
lario o un esito della filosofia della storia,
ma l’argomento fondante la
scienza nuo-
va
», e tale da far individuare nel filosofo
napoletano
«
non solo il teorico della paro-
la come espressione
naturale
del linguag-
gio ma il pensatore che ha elevato a ogget-
to di studio i
segni
in quanto
caratteri
di-
stintivi del mondo civile delle nazioni»
(p. 155).
L’A. riflette, a conclusione del suo
saggio, sugli esiti
«
politici» della medita-
zione vichiana sul linguaggio e sul tema
della
«
filosofia pratica», affiancata dal
«
re-
cupero e la trasfigurazione della tradizione
classico-umanistica e dell’eredità aristote-
lica» (p. 164). La valenza comunitaria del-
la filosofia di Vico emerge dunque, apren-
do ad un
«
universo intermedio — quello
del linguaggio nella sua valenza filosofica
— che prospetta non solo la possibilità di
rendere concreta l’universalità del
vero
,
ma contemporaneamente di aprire all’uni-
versale la concretezza del
fatto
» (
ibid.
).
[A. S.]
19.
M
ALI
Joseph,
Berlin, Vico, and
the principles of humanity
, in «Transac-
tions Of The American Philosophical
Society» XCIII (2003) 5, pp. 51-71.
All’interno di un fascicolo delle «Trans-
actions» curato dallo stesso Mali assieme a
Robert Wolker e dedicato a
Isaiah Berlin’s
Counter-Enlightment
, il saggio approfon-
disce e discute il rapporto con Vico come
referente fondamentale dell’idea teorico-
storiografica del contro-Illuminismo di
Berlin. Per quest’ultimo, Vico è un autore
capace di pensare contro la corrente do-
minante delle ideologie monistiche del suo
tempo, e in ciò sta la sua autentica origina-
lità, anzi il suo primato di «filosofo più
originale che l’Italia abbia prodotto» (p.
50); a tale qualità fa però da contrappeso
un ripudio della razionalità che lo rende
suscettibile, come le altre figure cardine
del contro-Illuminismo berliniano (da
Hamann a Herder da de Maistre a Sorel),
di molteplici equivoci ideologici. Se Berlin
si oppone con ogni forza alla riduzione
strumentale di Vico a «precursore» di
questa o quella tendenza politica o filoso-
fica, è però vero, rileva Mali, che egli stes-
so lo presenta come «anticipatore di ogni
genere di teoria moderna» (p. 53), con
una tendenza particolarmente accentuata
a mettere il suo pensiero in relazione con
la scuola tedesca, in qualità di vero scopri-
tore delle
Geisteswissenschaften
e del con-
1...,233,234,235,236,237,238,239,240,241,242 244,245,246,247,248,249,250,251,252,253,...280