AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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forza le ragioni opposte da Foucault all’in-
terpretazione di Vico come contro-illumi-
nista, ossia anzitutto l’evidenza della sua
condivisione di alcuni assunti fondamen-
tali dell’Illuminismo e principalmente
quello di una comune e stabile natura u-
mana. Il ‘principio dell’umanità’ enuncia-
to da Vico va letto allora, secondo Mali, in
direzione della rivendicazione «ermeneu-
tica e non empirica […] che ogni com-
prensione interculturale, per esser solo
possibile, deve assumere e seguire alcune
norme assolute o […] ‘nozioni liminari’
che determinano l’ambito in cui diverse
forme di vita possono essere esercitate e
riconosciute come umane». Un pensiero
dei ‘limiti della ragione umana’ in effetti
non estraneo allo stesso Berlin, il quale
proprio negli anni a cui risale il primo
grande saggio su Vico, s’interrogava, «se
non su valori universali, [su] un
minimo
senza il quale difficilmente le società po-
trebbero sopravvivere» (p. 66).
[L. P. C.]
20.
M
ARIENBERG
Sabine,
Zeichen-
handein. Sprachdenken bei Giambattista
Vico und Johann Georg Hamann
, Tübin-
gen, Narr, 2006, pp. 166.
Il saggio di Sabine Marienberg propo-
ne un’analisi comparativa delle riflessioni
sul linguaggio di Vico e di Hamann da una
prospettiva originale, che utilizza per la
propria interpretazione la teoria sviluppata
dall’epistemologo costruttivista Kuno Lo-
renz della semiotizzazione dell’azione a cui
fa riferimento lo stesso titolo della ricerca.
Il punto di vista adottato offre anzitut-
to una chiave di lettura teorica forte, che
prende posizione in modo netto e aggior-
nato all’interno della sterminata bibliogra-
fia secondaria e degli accesi dibattiti critici
sui due autori, per inserirsi in quell’in-
dirizzo di ricerca sul pensiero linguistico
vichiano che ha in Jürgen Trabant uno dei
principali esponenti. Esso parte dall’in-
dividuazione nella filosofia di Vico del
primo
linguistic turn
della tradizione filo-
sofica occidentale, che ha una seconda es-
senziale anticipazione nel pensiero meta-
critico inaugurato da Hamann nella sua
polemica contro la filosofia kantiana e poi
sviluppato dalle metacritiche del linguag-
gio di Herder e di Humboldt.
Il metodo e i riferimenti storico-teorici
scelti da Marienberg hanno l’ulteriore me-
rito di ricondurre ai due pensatori del di-
ciottesimo secolo l’origine di una tradizio-
ne filosofico-linguistica, minoritaria soprat-
tutto nella discussione contemporanea, ma
non per questo teoricamente meno ri-
levante, che imposta la questione della na-
tura umana, del suo carattere specifica-
mente linguistico e delle facoltà che deter-
minano la simbolizzazione eludendo il
modello classico delle antinomie che op-
pongono da un lato natura e cultura, dal-
l’altro comunicazione e cognizione. Di
questo approccio pragmatico-semiotico l’
A. assume anzitutto l’ineliminabile com-
ponente riflessiva che caratterizza la trat-
tazione antropologia, così come qualsiasi
filosofia che si interroga sul linguaggio,
perché è sempre un essere umano che in-
terroga, attraverso il linguaggio, la natura
umana e linguistica che lo costituisce. Al-
trettanto essenziale è l’altro elemento della
prospettiva teorica di Lorenz, ossia la di-
mensione dialogica intersoggettiva interna
alla modalità significativa umana, che sot-
tende un modello triadico per cui Marien-
berg fa opportunamente riferimento alla
formulazione di Peirce secondo la quale
un segno sta per un oggetto ed è tale ri-
spetto a un interlocutore e sotto una de-
terminata prospettiva.
Il saggio è diviso in cinque capitoli:
dopo aver introdotto, nel primo, la griglia
teorica ‘pragmatico-semiotica’ a cui l’in-