AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
246
terpretazione di Vico e Hamann farà co-
stantemente riferimento, l’A. prende avvio
dalla costruzione delle origini («Die Kon-
struktion der Anfange») ponendo a con-
fronto le posizioni di Vico e Hamann su
natura divina e umana della glottogenesi,
per poi procedere nel capitolo successivo
a prendere in esame in modo analitico il
modo in cui i due filosofi impostano la
questione dell’evoluzione e delle caratteri-
stiche che attraverso i modi della sua gene-
si, si producono nel linguaggio umano
(«Sprachentwickiung»), per poi affrontare,
nel capitolo «Materialität und Idealität» le
tensioni e i nodi teorici più complessi degli
scritti filosofici vichiani e hamanniani, che
portano, nel caso di Vico, ad affrontare il
doppio statuto, genetico e funzionale del
modello delle tre lingue e della tesi della
gemellarità di lingue e lettere, così come la
possibile complementarità di dimensione
poetica e dimensione riflessiva che l’A. ve-
de attuata nella scrittura filosofica di Ha-
mann, più che in quella di Vico.
Se l’originalità di Vico e di Hamann
consiste nella capacità di pensare la matri-
ce della simbolicità (in cui, ricorda Ma-
rienberg, viene inclusa insieme alle lingue
l’intera dimensione culturale umana) a
partire da attività corporee che vengono
appunto trasformate in segni a cui viene
attribuito un valore anzitutto performati-
vo (esse invitano a compiere azioni che
portano alla produzione dello stesso
mondo umano, delle istituzioni religiose,
giuridiche, politico-sociali, economiche),
quella dei bestioni delle origini è per Vico,
come ricorda in più occasioni l’A., una
mente preriflessiva, affettivamente marca-
ta, fortemente segnata dalla corporeità,
una mente il cui carattere poetico è in
grado di produrre universali fantastici, ma
non di cogliere in modo critico il carattere
di finzione del proprio agire e dunque la
prospettiva prodotta dal proprio sapere
poetico come prospettiva. Questa impos-
sibile coincidenza di sguardo critico e
sguardo poetico che tiene separati filosofo
e poeta delle origini, e che emergerebbe,
secondo Marienberg, senza ambiguità dal-
la
Scienza nuova
di Vico, ha anche degli
esiti etici ed etico-linguistici che l’A. ana-
lizza nell’ultimo capitolo, «Die Sprache
der anderen», affrontando la questione
della molteplicità delle lingue e del rap-
porto con l’alterità. Se qui Marienberg
rileva nel pensiero vichiano, in accordo
con quanto messo in evidenza dagli studi
di Jürgen Trabant, uno sbilanciamento a
favore della dimensione universale a cui
sembra in particolare far riferimento l’idea
di un dizionario mentale comune delle
nazioni, l’A. invita anche a prendere in
considerazione alcuni passi in cui emerge
una diversa consapevolezza dell’alterità
linguistica e della coesistenza di diverse
modalità di designazione presso i diversi
gruppi sociali. Non aggiunge però che
questo porterebbe fin dal principio a una
consapevolezza almeno parziale del carat-
tere prospettico delle produzioni poetiche
che sembra del resto in accordo anche sul
piano filosofico più generale con la tesi vi-
chiana della contemporaneità genetica
delle tre lingue secondo cui un nucleo ri-
flessivo, costitutivo della lingua degli uo-
mini con il suo carattere arbitrario deve
essere immediatamente attivo, sia pure in
proporzione minima. In questo senso la
dimensione etico-linguistica del progetto
vichiano e la sua tensione rispetto a una
interpretazione esclusivamente diacronica
del modello delle tre lingue consisterebbe
proprio nella capacità che Vico rivendica
con la propria discoperta del sapere poeti-
co, in polemica con la boria dei dotti e
delle nazioni, di non rimuovere comple-
tamente nessuna delle diverse tecniche di
significazione di cui la natura umana è in
ogni epoca costituita.
Interessante in questa direzione è an-
che il riferimento alla «Pratica della Scien-
1...,236,237,238,239,240,241,242,243,244,245 247,248,249,250,251,252,253,254,255,256,...280