AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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za
nuova», esclusa da Vico nella versione
definitiva dell’opera e presente invece nella
traduzione tedesca di Hösle e Jermann. Ma-
rienberg interpreta la scelta vichiana come
il frutto di una amara disillusione rispetto
alla possibilità di esercitare attraverso la
propria epoca un’influenza anche in termi-
ni etico-politici sulla cultura del suo tempo.
Nel confronto attuato anche sul piano
biografico e letterario tra Vico e Hamann
colpisce in particolare la maggior libertà
della scrittura del secondo, capace di col-
tivare la propria soggettività, in maniera
persino troppo estrema e a rischio dell’in-
comprensibilità, attraverso uno stile in cui
troneggiano le sue passioni e che non ci
cela neppure il radicamento sessuale e più
in generale corporeo di queste ultime.
L’A. indica a ragione, come emblematico
di una scrittura che sa di poter essere som-
mamente creativa in quanto libera da vin-
coli estremi e da ricadute utilitaristiche del
proprio prendere posizione, il rimprovero
rivolto da Hamann a Herder di aver pie-
gato il proprio scritto glottogenetico alla
formulazione richiesta dall’Accademia di
Berlino con il proprio quesito e alla evi-
dente connotazione ideologica che questo
conteneva. L’esempio è interessante per-
ché rivela, proprio su questo punto, un
contrasto nettissimo con l’atteggiamento
di Vico che, come ricorda l’A., non può
menzionare in modo esplicito la tradizio-
ne glottogenetica epicurea e lucreziana a
cui pure fa evidentemente riferimento e
per cui il rispetto del dogma cattolico è un
vincolo insormontabile che influisce anche
sulle successive revisioni della sua
Scienza
nuova.
Tanto più ammirabile appare dun-
que lo sforzo costante di mediazione fatto
da Vico al fine di ritagliarsi uno spazio di
libertà per il proprio pensiero e tanto più
comprensibile la delusione che il contesto
europeo a cui si rivolge dedicando la pri-
ma edizione della
Scienza nuova
alle Ac-
cademie d’Europa non ne abbia invece
riconosciuto il valore. Attraverso il dialogo
tessuto tra Vico e Hamann e quello di que-
sti con una riflessione semiotica contempo-
ranea teoreticamente sofisticata,
Zeichen-
handein
offre un’altra riconferma del ruo-
lo cardine del napoletano per la moderna
filosofia del linguaggio.
[S. F.]
21. M
ARTIRANO
Maurizio,
Giambatti-
sta Vico
, in
Filosofie nel tempo
, 3 voll., a
cura di P. Salandini e R. Lolli, Roma,
Spazio Tre, 2002, vol. II, pp. 835-895.
Corredato da una bibliografia neces-
sariamente essenziale, da una scelta di bra-
ni particolarmente significativi e da giudizi
critici di importanti studiosi otto-novecen-
teschi, la
voce
dedicata a Vico da Maurizio
Martirano traccia in modo sintetico ma ef-
ficace l’evoluzione intellettuale del mag-
giore filosofo italiano del Settecento. Do-
po aver ripercorso i momenti salienti della
vita e presentato le opere del pensatore
napoletano – non senza accennare al con-
testo culturale entro cui inquadrare una
produzione letteraria «sin dal suo esordio
segnata da una chiara finalità ‘etico-politi-
ca’ che pone al centro dei suoi interessi il
mondo umano» (p. 839) – l’A. si sofferma
su alcune tematiche presenti nelle
Orazio-
ni inaugurali
, nel
De antiquissima
e nel
Di-
ritto universale
, che individuando le con-
dizioni di possibilità del conoscere e del-
l’agire umano consentono a Vico di elabo-
rare una teoria della storia fondata su di
un concetto di
ratio
inclusivo sia delle fa-
coltà intellettuali sia di quelle sensibili.
L’A. sottolinea opportunamente che le tre
redazioni della
Scienza nuova
«dovrebbero
essere studiate e ricostruite autonoma-
mente» (p. 847), anche se è innegabile che
sin dalla prima edizione del 1725, nel con-
fronto-scontro con la rappresentazione
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