AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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nasmata
(1663) di Tommaso Cornelio
, in
«Bollettino Filosofico» XXII (2006), pp.
521-538.
Documentati e nutriti apparati biblio-
grafici di riferimento accompagnano lo
scrupoloso lavoro di Sergio sulla ricezione
corneliana delle opere di Hobbes all’interno
della cultura scientifica napoletana del XVII
secolo. Il tentativo riuscito è quello di te-
stimoniare come non-episodico fosse l’inte-
resse di Cornelio verso le opere di Hobbes,
tutto all’interno del vivace dibattito sull’ere-
dità cartesiana. Alla domanda «quale Hob-
bes fu noto ad un autore come Tommaso
Cornelio, e di quali opere hobbesiane Cor-
nelio potè venire in possesso?», l’A. rispon-
de con un’analisi puntuale delle citazioni
corneliane dai
Progymnasmata
che potevano
costituire un risultato teorico della lettura di
Hobbes. Del
De corpore
soprattutto, dove
Cornelio trovava soddisfacimento ai suoi
più peculiari interessi in campo fisico e di
filosofia naturale. E «un elemento per aiuta-
re il lettore a comprendere il rapporto esi-
stente tra Cornelio, Hobbes e la cultura de-
gli Investiganti è senza dubbio quello rela-
tivo al contesto europeo della filosofia natu-
rale espressa nei
Progymnasmata
» (p. 530),
motivo per il quale l’A. approfondisce, nella
seconda parte del saggio, il rapporto tra
«Cornelio e la fortuna del cartesianesimo»,
mettendo in luce insieme gli aspetti di con-
tatto e di assimilazione della filosofia di
Hobbes rispetto a quella di Descartes.
[M. S.]
35. S
PINELLI
Francesco Maria,
Vita, e
studj scritta da lui medesimo in una let-
tera
, a cura di F. Lomonaco, Genova,
2007, pp. 172.
Pubblicata in edizione anastatica a cu-
ra di Fabrizio Lomonaco, la
Vita
di Fran-
cesco Spinelli – stampata per la prima vol-
ta a Venezia nel 1753 – non era mai stata
sino ad oggi oggetto di una specifica inda-
gine testuale.
Nella bella e densa
Introduzione
(pp.
7-46), che precede il testo vero e proprio,
il curatore ricostruisce la personalità e il
pensiero del letterato calabrese, offrendo-
ne pure una interessante contestualizza-
zione in quella Napoli che, durante quegli
anni, viveva un delicato momento di tran-
sizione, oltre che di superamento delle po-
sizioni investiganti e cartesiane.
A Napoli, infatti, Spinelli attirò l’in-
teresse di molti tra i più noti pensatori del
suo tempo, tra i quali Lomonaco ricorda
Gregorio Caloprese e Vico. Con il filosofo
napoletano, che durante quegli anni lavo-
rava alle prime due stesure della
Scienza
nuova
, Spinelli intrattenne un’intensa re-
lazione epistolare condividendone il pen-
siero e molti degli interessi, come la poesia
di Omero e l’attenzione nei confronti del-
la storia di Roma antica. «A tali relazioni»
– dichiara Lomonaco – «può essere riferita
l’origine stessa della
Vita
di Spinelli che,
nell’
incipit
, ricorda come ‘vinti anni sono’
sia stato proprio il ‘celebre nostro Gio: Bat-
tista di Vico’ a chiedergli di parlare pub-
blicamente di sé e della sua formazione let-
teraria» (pp. 8-9); un invito, questo, che va
legato al ben noto
Progetto ai letterati
d’Italia per iscrivere le loro Vite
del Porcìa.
La vicenda della pubblicazione del-
l’
Autobiografia
vichiana, sinteticamente
ma in molto del tutto esaustivo ripercorsa
dal curatore, è fin troppo nota per essere
qui richiamata, mentre qualche cenno va
invece fatto alla
Vita
di Spinelli.
Lo scritto si presenta nella duplice ve-
ste di ‘cronaca’ e di indagine storico-cul-
turale, tramite una scrittura dall’andamen-
to del tutto discontinuo, efficacemente
definito da Lomonaco «alla Pindarica» (p.
11). Le pagine più interessanti sono di cer-
to quelle in cui, coniugando il racconto