AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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autobiografico con l’analisi delle tendenze
culturali del proprio tempo, Spinelli docu-
menta il vero significato dell’originale tra-
sformazione della lezione cartesiana nella
scuola di Caloprese. Documento di una
singolare esperienza intellettuale, questo
scritto di Spinelli offre un’immagine com-
plessa, se pure non contraddittoria, del
suo autore, «certo il più ‘metafisico’ dei
cartesiani meridionali, profondamente im-
pegnato, però, ad approfondire la compli-
cata relazione tra
metafisica
e
scienze
nella
cultura di primo Settecento» (p. 46).
[A. Scogn.]
36.
T
RABANT
Jürgen,
Herkules,
Homer und die Metaphysik. Zur Philoso-
phie von Giambattista Vico
, in «Allge-
meine Zeitschrift für Philosophie» XXXI
(2006), pp. 229-260.
L’A. conduce il lettore nelle vaste ed
intricate regioni della filosofia vichiana,
facendosi a sua volta guidare dalla celebre
Dipintura, che, posta all’inizio della
Scien-
za nuova
a partire dalla seconda edizione
del 1730, rivela la sua virtù ancipite: essa
è, infatti, sia anticipazione condensata del-
l’intero contenuto espresso nel capolavoro
vichiano – e, come tale, dona a chi vi si ci-
menta una precomprensione che rende
meno sprovveduta ed incauta la lettura –
sia, a viaggio ultimato, sintesi conclusiva,
chiarificatrice a ritroso.
Tre sono – secondo l’A. – le figure
fondamentali della Dipintura firmata da
Domenico Antonio Vaccaro, le quali poi
corrispondono ai «tre grandi ambiti» del
pensiero vichiano (cfr. p. 258): la «donna
con le tempie alate» (
Sn44
, «Spiegazio-
ne»), che rappresenta la metafisica, dun-
que la filosofia; Ercole, che – richiamato
nell’immagine dai segni dello zodiaco –, in
quanto carattere degli eroi politici, ovvero
di coloro che con il loro
fare
pratico, con il
lavoro incessante contribuiscono a con-
servare e difendere la società, è metafora
della politica; infine Omero, emblema au-
torevole della sapienza originaria, di quel
fare
poetico che crea segni (semiosi), con-
figura parole e lingue e realizza «il supe-
ramento della ferinità spirituale propria
dell’uomo» (p. 243), è espressione della
sematologia, ossia di quella «scienza dei
segni poetici» (p. 244) alla quale il filosofo
napoletano prestò una vivace attenzione.
Proprio quest’ultimo pronunciato interes-
se di Vico fa concludere all’A. che la sua
filosofia è nei fatti quella che attua «la
prima ‘svolta linguistica’ o, meglio, la pri-
ma ‘svolta semiotica’ della filosofia» (
ibid.
,
ma cfr. anche p. 253), seguita poi dalla
seconda di Humboldt e dalla terza com-
piuta dalla filosofia analitica contempora-
nea (cfr. p. 259).
Ma Vico – sostiene l’A. – è anche il
padre e l’eroe fondatore della
Kulturwis-
senschaft
, poiché dischiude dinanzi al no-
stro sguardo – giustificandolo nella sua
realtà e conoscibilità attraverso la tesi del
verum-factum
– il mondo civile, vale a dire
lo scenario variegato delle produzioni cul-
turali dell’umanità che attingono alle «o-
scure, primigenie forze corporee e spiri-
tuali» (pp. 238-239) e che si contrappon-
gono al regno della natura (cfr. p. 241),
estraneo alla mano dell’uomo perché crea-
to dalla divinità. E ciò fa imboccando una
direzione teorica polemicamente opposta
a quella del suo grande avversario: Carte-
sio. Se Descartes, infatti, percorre la via
del rifugio sicuro «nell’interiorità del Sog-
getto» (p. 235), Vico batte invece gli aspri
sentieri del mondo storico e delle sue ra-
gioni fondanti (cfr. p. 253) e sceglie come
suoi compagni di viaggio Bacone e
Newton (cfr. p. 235), assumendo in tal
modo la fisionomia di un pensatore «illu-
minista […], indipendentemente dall’ap-
partenenza della sua dottrina al
mainstre-
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