GLI STUDI VICHIANI DI EUGENIO GARIN
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cultura’, lasciando i protagonisti a giganteggiare nella galleria dei ri-
tratti della filosofia
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.
Con il metodo di Garin, con il suo gusto più personale del tutto av-
verso alle «facili e grossolane generalizzazioni» storiografiche
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, si può
dire molto sul pensiero di un autore anche non scavando molto entro
di esso, ma piuttosto scavando attorno, anche su terreni magari piutto-
sto lontani nel ‘tempo’ e nello ‘spazio’, ma senza saggiare i quali non
sarebbe possibile poi intendere anche fondamenta, caratteri, signifi-
cati, fisionomia complessiva, di quella specifica costruzione di pensiero
(sempre edificata a partire da modelli costruttivi esperiti, e con mate-
riali nella massima parte attinti ad edificazioni precedenti più o meno
rimaste solide). Ciò era assolutamente vero, storiograficamente neces-
sario, per Vico.
Ripensare Vico rileggendolo attraverso le letture che di lui erano
state date, liberarlo da troppo facili generalizzazioni storiografiche, e
innanzitutto da quelle dell’isolato e gigantesco precursore, viceversa
immergerlo in un’intricata serie di movimenti culturali, reimmergerlo
nel suo secolo, reimmettere questo in un grande, e non unilineare, pro-
cesso della modernità (segnato dalla ‘umanistica’ centralità problema-
tica dell’umano): è stato questo il modo di Garin di fare di lui un suo
autore, non il suo autore. Magari anche a costo di sottrarsi ad un con-
fronto più diretto, più serrato, con gli aspetti più ‘speculativi’ e ‘siste-
matici’ del suo pensiero.
Piovani e Garin ebbero in fondo un affine centrale problema in co-
mune: il problema dei caratteri – umanistici, umanologici – della mo-
dernità, e quindi, vichianamente, del loro costituirsi.
Ma a Piovani – nel quale la vena più strettamente ‘filosofica’ era più
forte di quella strettamente ‘storica’ – interessava pressantemente, per
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«Gli ‘antecedenti’ di un filosofo – ha osservato Garin (da assai presto interessato
assieme alle ‘esigenze morali’ e all’‘enciclopedia del sapere’) – non è detto che si trovi-
no nella ‘filosofia’ (sia essa cercata nei problemi o nei sistemi) […]. Così Cartesio trovò
alimento e spinta a riflettere più che in sant’Agostino o san Tommaso o negli aristote-
lici del tempo, in problemi e discussioni fisiche e matematiche, o fors’anche in libri
‘curiosi e vani’, anche se poi, lui e gli amici, con l’aiuto delle polemiche degli avversari,
chiesero appoggio ad ‘autorità’ e a testi ‘filosofici’ più rispettabili. E Vico invece fu sti-
molato da problemi giuridici e storici e filologici, e così via» (I
D
.,
Osservazioni prelimi-
nari a una storia della filosofia
, in
La filosofia come sapere storico
, cit., p. 118).
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Le parole si leggono nella recensione di C. V
ASOLI
a E. G
ARIN
,
Dal Rinascimento
all’Illuminismo. Studi e ricerche
(Pisa, 1970), in questo «Bollettino» I (1971), p. 58.
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