ENRICONUZZO
28
andare alle vitali radici della condizione innanzitutto etica della con-
temporaneità, mettere a fuoco l’ossatura teorica, la struttura concet-
tuale, della ‘modernità’: quella costituitasi nel processo di formazione
di un’umanologia che per farsi tale, e farsi decisivamente storica, aveva
dovuto trarsi del tutto fuori dall’ontologia, dalla cosmologia. Vico era
per lui più che il fulcro di questo processo, e quindi destinato ‘natural-
mente’ a diventare ‘un suo autore’, ‘il suo autore’, insieme ‘teorico’ e
‘storico’: da ricostruire con tutta la paziente perizia di un metodo ri-
spettoso della sua peculiare fisionomia e della sua collocazione in un
preciso contesto storico, culturale; ma costantemente investito del-
l’energia di una precisa, esigente, domanda teorica
30
.
In Garin invece – nel quale la vena ‘storica’ era ben preminente, fi-
no ad assorbire espressamente in sé quella ‘filosofica’ – fu presto chia-
ro l’interesse a seguire un più generale, meno distintivo, ‘tenore umani-
stico’ della pur tanto varia modernità (una disposizione a curvare lo
sguardo sulla centralità dell’umano, magari in ispecie dell’umano-ci-
vile). Un interesse che spingeva quindi a ricercare – con lo sguardo
metodico di cui si è detto – maggiori elementi complessivi di continui-
tà, entro la modernità, a partire dalle sue origini umanistiche, o, se si
vuole, con una minore evidenziazione degli scarti teorici, dei muta-
menti di paradigmi, rinvenibili nel suo orizzonte
31
.
Vico, come si è cominciato a dire, si collocava, andava ricollocato,
certo con la sua particolare fisionomia, entro una serie di ampi movi-
menti attraverso i quali, dal primo umanesimo all’illuminismo, si era
data complessamente la conquista di un orizzonte umano per l’uomo.
30
Una domanda tanto energica da rischiare, a mio parere, di sottovalutare la pre-
senza nella riflessione di Vico di un robusto impianto metafisico-religioso, o il suo in-
teresse a indagare nei fenomeni storici piuttosto le costanze, le uniformità, che gli ele-
menti di peculiare individualità. È quanto ho sostenuto, e provato ad argomentare, nel
mio ampio saggio su citato su
Gli studi vichiani di Pietro Piovani
. Nell’altro saggio an-
ch’esso sopra citato, su
La «tensione all’universale» nel pensiero
, ho ipotizzato che
l’implicazione di Piovani nella sua ‘modernità’ sia tanto forte da indurlo ad una qual-
che forma di ‘universalizzazione’ dei suoi caratteri da lui prediletti. Quanto all’impiego
della distinzione tra ‘filosofico’ e ‘storico’ in Piovani e Garin, non è il caso qui di chia-
rirne significati e finalità ermeneutiche.
31
Anche su questo punto non è il caso di inoltrarsi in analisi (e richiami doverosi a
riferimenti critici) circa nodi della rappresentazione gariniana della modernità, pe-
raltro certamente non statica: ad esempio circa elementi di affinità con la nozione cara
a Cantimori di un’‘età umanistica’ che giunge fino al Settecento, e così via.
1...,18,19,20,21,22,23,24,25,26,27 29,30,31,32,33,34,35,36,37,38,...280