GLI STUDI VICHIANI DI EUGENIO GARIN
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mava con forza come eredità attuale dell’illuminismo l’«esigenza libera-
trice dello spirito»; anche se ciò comportava un’eco delle posizioni idea-
listiche, potenti non poco proprio in Croce, che spingevano verso una
‘categorizzazione’ dell’illuminismo: «l’istanza illuministica risorge come
momento eterno dell’affermazione della personalità umana»
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.
In effetti – viene facile dimenticarlo pensando allo studioso conse-
gnato innanzitutto alla figura del maestro indiscusso degli studi umani-
stici – Garin esordì dai suoi interessi, spiccatamente morali, per il Set-
tecento, e attraverso di questi trovò il ‘suo’ Umanesimo, con una pro-
fonda continuità di interessi problematici che doveva lasciare larga
traccia di sé
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.
Si profilano così, agli occhi dell’interprete, alcune fondamenta lon-
tane di quella che sarebbe stata, tra spostamenti e arricchimenti, la so-
stanza della lettura di Garin del pensiero di Vico.
Secondo essa – come è noto – questi andava pienamente collegato in
primo luogo con il contesto della cultura meridionale tardoseicentesca e
primosettecentesca (con la varietà delle sue esperienze, con le sue resi-
stenze alle riletture totali del reale in chiave matematica e/o meccanici-
stica). Andava quindi reimmesso con forza nel suo secolo, un Settecento
complesso ma contrassegnato in ultimo dalla centralità dell’umano, e
quindi con una costellazione almeno di ‘esigenze’, di domande, in consi-
stente parte affini a quelle a cui il pensatore napoletano rispondeva.
Ora già in tempi più lontani, nel secondo volume della vallardiana
Storia dei generi letterari
– nel breve capitolo su «Eredità vichiana e in-
dagini etiche», che, dopo quelli più consistenti e impegnativi su «La
diffusione della nuova cultura» e «Giambattista Vico», pure occorre
tenere presente – Garin non a caso affermava che «il Settecento attra-
camente antisistematico della filosofia (al quale magari Croce non si era mostrato di
fatto del tutto fedele) Garin non poteva non essere già allora, e tanto più successiva-
mente, del tutto concorde con Croce, contro Gentile.
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E. G
ARIN
,
L’illuminismo inglese
, cit., p. 266.
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Garin stesso lo rammenta nei suoi ‘colloqui’ con Renzo Cassigoli su richiamati:
«Ero attratto dalla mentalità illuministica con quello che rappresentavano le esigenze
morali […]. Ricordo che a un certo punto, studiando il Settecento, mi capitò tra le mani
il volume di un poeta inglese non molto noto che aveva messo in versi l’orazione di Pico
della Mirandola. Ne rimasi molto colpito. Mi apparve così bella! Era già un po’ di tempo
che stavo studiando le origini dell’Illuminismo inglese e le forti influenze di Pico e di
Ficino […]. E così cominciai a lavorare sull’Umanesimo. In sostanza non sono passato
dall’Illuminismo all’Umanesimo a caso» (
Colloqui con Eugenio Garin
, cit., p. 21).