GLI STUDI VICHIANI DI EUGENIO GARIN
39
genza, tra fine anni ’40 e anni ’50, di ripensare caratteri e origini del
mondo moderno all’oscura luce delle catastrofi di poco precedenti
52
.
Entro tale quadro, allora, l’attenzione di Garin a possibili nessi, o
confronti, tra la stagione rinascimentale e quelle successive, innanzitutto
quella del pensiero vichiano, era già improntata a vigile misura critica.
Da un lato, si può dire che in Valla la «‘filologia’ cosi ampiamente
intesa, come studio e coscienza e educazione dell’uomo integrale entro
il mondo dell’umanità verace, vichianamente si converte nella storia»
53
.
Di più, si può rinvenire come un’inflessione ‘vichiana’ in uno dei mo-
menti essenziali di esperienza e riflessione propri della cultura filosofica
italiana, pur essa a sua volta assai varia: a volere rispondere con la neces-
saria circospezione alla domanda se in essa siano riconoscibili «caratteri
veramente unitari che, in qualche modo, ne caratterizzino gl’indirizzi sa-
lienti». Nella storia del pensiero italiano – affermava Garin nell’
Introdu-
zione
alla suo disegno storico della filosofia italiana – «quasi sempre, alle
grandi costruzioni sistematiche si preferisce una scienza dell’uomo e
delle sue attività, una filosofia mondana e terrena, che lascia alla re-
ligione il compito di risolvere i massimi problemi». Così, sulla base di
determinate condizioni storiche, si sono costituiti
i due tipi fondamentali d’esperienza su cui si è venuta esercitando la riflessione
filosofica italiana: filologia in senso vichiano, come scienza della comunicazione
umana; politica e morale, come urgenza del problema dello Stato e della Chie-
sa-stato. E quindi religione, ma specialmente come bisogno di chiarire la fun-
zione terrena della chiesa. I grandi problemi metafisici, il problema del rap-
porto fra mondo e Dio, sono più che risolti vissuti nei limiti di un’esperienza, la
quale accogliendo sul piano religioso Dio, ne fa il cardine su cui poggia il
regnum hominis
e sui l’uomo confida per la sua signoria nella natura
54
.
52
«L’interesse che muove oggi da varie parti verso un ripensamento degli aspetti
più importanti della cultura umanistico-rinascimentale – diceva Garin nel 1950 – non
è dovuta, io credo, solamente all’essersi logorata, sotto tanti punti di vista, una inter-
pretazione che a suo tempo sedusse molti di noi […]. Questa crisi particolare di
un’impostazione storica opera senza dubbio; ma in verità è come secondaria rispetto al
bisogno di renderci conto fino in fondo delle linee orientatrici essenziali della nostra
cultura» (I
D
.,
Medioevo e Rinascimento
, Bari, 1961, p. 61).
53
I
D
.,
L’umanesimo italiano
, cit., p. 68.
54
I
D
.,
Dal Rinascimento al Risorgimento
, cit., pp. 22-23, dove un momento emble-
matico di esemplificazione di questo indirizzo è ravvisato in Galilei. Nella
Storia della
filosofia italiana
, cit., vol. I, si vedano le pp. 27-28, con qualche elemento di rielabora-
zione che – nelle parole che divengono la chiusa delle pagine introduttive – rafforza
1...,29,30,31,32,33,34,35,36,37,38 40,41,42,43,44,45,46,47,48,49,...280