ENRICONUZZO
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li, per ragioni di brevità, mi asterrò qui dall’intervenire
57
. In quelle pa-
gine – e non poco anche in ragione dell’impianto storico-espositivo ri-
chiesto – è rilevabile un effettivo rivolgimento di metodo, e anche il
configurarsi di un’interpretazione del pensatore napoletano consisten-
temente distante da quella di ispirazione idealistica.
4. Il quadro critico della diffusione nella cultura meridionale delle
nuove concezioni filosofico-scientifiche quale emerge dalle pagine ga-
riniane della
Filosofia
è allo stesso tempo non semplice e assai nitido
nel deciso disegno che lo sorregge, e poggiato, oltre che sulle principali
voci interpretative, pure sullo spoglio abbastanza fitto di una letteratu-
ra critica ‘minore’ erudita, nonché su qualche indagine di prima mano.
In ispecie quanto a quest’ultimo punto, non può essere passato sot-
to silenzio uno dei primi saggi del giovane studioso, e il più precoce su
questa area tematica, dedicato a quel Michelangelo Fardella, «l’espo-
nente principale del cartesianismo italiano» tra fine Seicento e primo
Settecento, che non scomparirà tra i suoi interessi di ricerca
58
. Si tratta
di un saggio che a mio avviso lasciò un’impronta non irrilevante nella
successiva caratterizzazione gariniana della stagione del rinnovamento
degli studi nella cultura italiana secondoseicentesca: sia perché vi si av-
viava un diretto e autonomo confronto critico con la letteratura stra-
niera in tema di diffusione della nuova filosofia e scienza in Italia tra i
secoli XVII e XVIII, un confronto assolutamente svincolato dalle con-
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Nella produzione gariniana degli anni ’40 vanno tenuti presenti, e andrebbero
esaminati da vicino, sia la
Storia della filosofia italiana
, in due volumi, pubblicata
presso Vallecchi nel 1945, già su citata, sia un
Manuale di storia della filosofia ad uso
dei licei classici
, vol. III, Firenze, 1948. Può essere interessante osservare che – mentre
nella prima, come si è visto, il capitolo su «Il pensiero italiano e Giambattista Vico» era
correttamente collocato prima dell’Illuminismo – nel manuale per le scuole, con scorri-
mento inerziale di invecchiate impostazioni più o meno ‘manualistiche’, il capitolo su «Il
pensiero di Vico», che apriva la «Parte seconda» su «Il pensiero italiano da Vico al Ri-
sorgimento», seguiva la «Parte prima» su «L’idealismo tedesco dell’età romantica».
Così il filosofo napoletano (collocato dopo Hegel, Schopenhauer, Herbart…) veniva
daccapo sottratto al processo di ‘ricontestualizzazione’ avviato in quegli anni in primo
luogo da Garin.
58
E. G
ARIN
,
Michelangelo Fardella
, in «Giornale critico della filosofia italiana» XIV
(1933), pp. 395-408: nella pagina finale, a conclusione dello scritto, si leggono le parole
citate. Il Fardella fu un autore sul quale poi lo studioso ritornò: cfr. I
D
.,
Michelangelo Far-
della e Antonio Magliabechi
, ivi, XXXV (1956), pp. 362-371: con cospicui estratti delle
lettere al Magliabechi, tratte dal ms. Magliab. VIII, 1972, fino ad allora non pubblicate.