ENRICONUZZO
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che quegli studi avevano costituito, e che si era assestato nelle sostan-
ziali ripetizioni anche di studiosi degni, come ad esempio il De Rug-
giero: un modello che – si può ribadire – dichiarava che per intendere
davvero Vico bisognava guardarlo alla luce della speculazione ideali-
stica, nel persistere della veduta spaventiana secondo la quale quegli
era stato «precursore dell’avvenire», nella «chiarezza» della sua «esi-
genza» in uno «il decimottavo e il decimonono secolo»
61
; che pertanto
concedeva ai momenti dell’ambiente culturale più ravvicinato da cui
quegli sortiva soltanto la consueta funzione dialettica, di sfondo e di
contrasto, affidata alla ‘cultura’, e quindi era indotto a trascurare, fino
ad omettere, gli stessi preziosi materiali raccolti su quello; che era di-
sposto piuttosto a rinvenire nell’età rinascimentale sollecitazioni specu-
lative rilevanti alla meditazione del pensatore napoletano; che poneva
quindi Vico, nel confronto con il suo secolo, a confronto con la tra-
sparente figura di un generico illuminismo astratto, e quindi piuttosto
in ideale appartenenza al successivo tempo dell’età del romanticismo e
dell’idealismo, di quel secolo decimonono che sarebbe stato «né più né
meno che in germe» in lui, secondo una celebre espressione del grande
libro crociano su Vico.
Per avere un’ulteriore conferma di ciò basta andare a guardare co-
me si ponevano i maggiori rappresentanti di tale modello in ordine ai
rapporti del pensatore napoletano con gli ambienti intellettuali nella
cui meditazione Garin rinveniva almeno alcuni dei principali nodi spe-
culativi nei quali Vico aveva cominciato a imbattersi.
Così Gentile in anni lontani, nel valutare il lavoro del Maugain, af-
fermando il carattere «solitario» di Vico in una diffusa situazione di
deprimente «atonia spirituale», aveva anche rimproverato a quello stu-
dioso di non averlo «abbastanza staccato dallo sfondo del suo qua-
dro», così come al Cotugno di avere cercato inutilmente di negarne il
suo carattere di «anacronismo»
62
.
61
Cfr. B. S
PAVENTA
,
La filosofia italiana nelle sue relazioni con la filosofia europea
,
III ed. a cura di G. Gentile, Bari, 1926, pp. 134-135.
62
G. G
ENTILE
,
Il pensiero italiano nel secolo del Vico
(testo risultante da due scritti
originariamente apparsi nella
Critica
crociana nel 1910 e nel 1914), in
Studi vichiani
,
cit., II ed., pp. 4, 17. Naturalmente l’attitudine dialettica del grande storico, e la con-
suetudine sua allo studio anche dei movimenti ‘bassi’ della cultura, consentivano di ri-
conoscere almeno che «la stasi del periodo studiato dal Maugain non è il progresso
della creazione, ma è pure progresso, se è preparazione al progresso che verrà» (ivi, p.
13). Il Gentile si riferiva poi, e non senza elogi, al libro di G. C
OTUGNO
,
La sorte di