GLI STUDI VICHIANI DI EUGENIO GARIN
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Ecco allora, magari anche attraverso rimodulazioni della metafisica
cartesiana in chiave di «platonismo agostiniano», per via specialmente
di mediazioni malebranchiane, un ritorno di Vico e Doria anche al
platonismo rinascimentale. Così «nel Doria è evidente il viaggio di ri-
torno compiuto da parte del pensiero italiano dal cartesianismo al
platonismo della tradizione rinascimentale, attraverso la riduzione del
cartesianismo stesso ai motivi agostiniani in esso presenti»
75
. E «non
v’è […] da stupirsi che il Vico esaltasse come ‘il più grande e puro me-
tafisico’» una figura come quella di Tommaso Rossi, «questo figlio
ideale di Ficino e di Pico, di quei metafisici che il Vico opponeva ai fi-
losofi del suo tempo», perché capaci di riconoscere certo una centra-
lità dell’uomo, ma in quanto appunto non autoconclusa, ma trascesa
76
.
Tuttavia, a veder bene, con il complesso della sua lettura, anche e
proprio Garin, allora e in seguito, ha contribuito a indicare il carattere
per lo più assai generale, quando non generico, degli apporti (in effetti
per la massima parte tanto mediati) del platonismo rinascimentale al
pensiero vichiano ‘maturo’ (che è una veduta interpretativa da chi scri-
ve, esplicitamente o tacitamente, sostenuta).
In tal modo già quelle pagine degli anni ’40, sia pure attraverso pochi
cenni, suggerivano linee fondamentali di un’interpretazione di Vico: tut-
t’altro che limitata all’indagine attorno ai caratteri e al senso del suo anti-
cartesianesimo; disposta ad attingere un’ispirazione generalmente plato-
nica della sua meditazione a presenze variamente diffuse nella cultura
italiana e in ispecie meridionale seicentesca, piuttosto che a definite po-
sizioni di precisi autori, sistemi dottrinali, rinascimentali; anche estesa ad
illuminare i suoi orientamenti metafisici, la sua posizione verso la reli-
gione, certo non ospitata entro un orientamento immanentistico.
sta di Renato, una «fisica machinata sopra un disegno simile a quella d’Epicuro», dalle
quasi posticce «prime linee di metafisica alla maniera di Platone» (E. G
ARIN
,
Dal
Rinascimento al Risorgimento
, cit., p. 319 [878-879]).
75
Ivi, p. 334 (895).
76
Quei metafisici «la centralità umana avevano proclamato prima di Descartes,
pensando ad un uomo che non era pura
cogitatio
, ma essere di carne e di spirito, cen-
tro di un mondo che in lui si accoglieva, ma che pure infinitamente lo trascendeva, più
che infinito, orizzonte fra due infiniti. Il platonismo, così profondamente radicato
nella tradizione rinascimentale, ritornava da ogni parte» (come ancora tanto nello
Spinelli che nel Doria) (ivi, p. 335 [897]).
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