GLI STUDI VICHIANI DI EUGENIO GARIN
55
rio degli studi disponibili, ed in particolare da più lontane puntuali
analisi di Gentile e da più freschi studi di Corsano, era indotto ad una
trattazione più diffusa, nei limiti di un lavoro che restava pur sempre
‘manualistico’, delle
Orazioni inaugurali
.
E qui, discutendo le opposte tesi critiche avanzate su di esse da
Gentile e Corsano, pur nella chiara opzione per quelle del primo,
Garin profilava un’interpretazione con tratti autonomi proprio perché
fortemente poggiata sulle analisi condotte sulla cultura meridionale,
caratterizzata – si è visto – dall’essere «proclive ad accogliere, compo-
nendoli, i pensatori più vari, da Platone al Galilei, da Democrito e Lu-
crezio a Gassendi e Cartesio», un Cartesio non poco riproposto nella
forma di un ‘cartesianesimo agostinizzato’
79
. Di qui la disposizione a
trovare primariamente nell’«indistinzione o confusione […] circa il rapporto tra filo-
sofia, storia e scienza empirica» (ivi, p. 43). Onde «luce e tenebre, verità ed errore che
si alternano e incrociano quasi a ogni punto della
Scienza nuova
» (ivi, p. 46). E tra l’al-
tro una tale lettura ‘sistematica’ di Vico era tale da condurre anche Croce a non lievi
errori esegetici: come laddove affermava (ivi, p. 36) che «la conversione del vero col
fatto non poteva non ripercuotersi nella trattazione del certo» (quando è piuttosto
questa, è facile sostenere, che si ripercuote sull’altra…).
Quanto ancora alla considerazione del
Diritto universale
nella vicenda di pensiero
vichiana, essa in nessun modo era proposta nel fecondo libro del Corsano del 1935:
nemmeno, dopo la disamina del
De antiquissima
, nel generale capitolo conclusivo («Il ri-
volgimento definitivo. Dall’Umanesimo alla filosofia delle religioni»), peraltro denso di
proposte interpretative ulteriormente originali, e in più di un caso solide e feconde. De
Ruggiero poi limitava in effetti i pochi cenni offerti sul
Diritto universale
alla riproposi-
zione della tesi che esso «è già un saggio di Scienza Nuova, limitatamente alle istituzioni
giuridiche e politiche dell’umanità» (A. C
ORSANO
,
Umanesimo e religione
, cit., p. 49).
Ben diversa la posizione sull’argomento del Donati, il quale indicava una netta scansione
tra
Diritto universale
e
Scienza nuova
(cfr. B. D
ONATI
,
Nuovi studi
, cit., p. 257), ma non
era granché tenuto presente, neppure da Garin.
79
E. G
ARIN
,
Dal Rinascimento al Risorgimento
, cit., p. 363 (931). Con le parole di
Garin, mentre Gentile aveva ravvisato nelle
Orazioni
soprattutto un’importante «vici-
nanza coi platonici del Rinascimento», Corsano vi aveva rinvenuto l’essenziale caratte-
re di un «fervido umanesimo ciceroniano», non accettando quello di un’oscillazione
fra platonismo e cartesianismo», da lui ritenuti incompatibili»: tesi dell’incompatibilità
invece «non solo smentita dalla lettera dell’opera vichiana, ma da non piccola parte del
pensiero meridionale contemporaneo a Vico» (ivi, p. 361 [928-929]). Sarebbe eccessi-
vo seguire minuziosamente adesioni, imprestiti, distanziamenti, nel disegnarsi della let-
tura di Garin rispetto alle principali voci critiche da lui tenute presenti, ed in partico-
lare a quella gentiliana. Per fare un solo esempio, quando egli sosteneva che nel richia-
mo all’interiorità che contrassegna la prima orazione «c’è qualcosa di assai più che ci-
ceroniano, c’è tutto il platonismo agostiniano nell’insistente appello a cercare il vero
1...,45,46,47,48,49,50,51,52,53,54 56,57,58,59,60,61,62,63,64,65,...280