ENRICONUZZO
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In particolare, chiaramente, la
Scienza nuova
operava un risoluto ol-
trepassamento, un «radicale capovolgimento» delle «concezioni così
rinascimentali come giusnaturalistiche, che staccavano l’universale
vero per proiettarlo nelle archetipe origini». Si aveva così il rovescia-
mento – nella conquista di un «pieno […] senso della storia» – delle
posizioni di Ficino, di Pico, di Steuco (proprio dal pensatore napoleta-
no pure in precedenza adottate), in ordine ad una sapienza originaria
poi andata corrotta, ad un’estetica che era rimasta per la massima parte
«esornativa», e così via, e al conseguimento invece del carattere primi-
genio e genetico della poesia, del mito, della soluzione del problema
del linguaggio, della religione
84
.
Quanto appunto alla delicatissima questione della religione, Garin
non interveniva in queste pagine sintetiche (e non prive di qualche
punto di debolezza) sul problema della personale religiosità di Vico,
ma si orientava chiaramente verso una lettura della Provvidenza coniu-
gabile con la «fede di quel Dio che il Cristianesimo insegna in modo
esemplare»
85
. «Più grave, invece, era per Vico il mantenere il fatto sto-
rico della rivelazione, la veracità della narrazione biblica, il significato
particolare della storia». E in proposito lo studioso rilevava in Vico
una almeno parziale adesione alla visione – «fondamentale del platoni-
smo», «non lontana del resto dalla sapienza cristiana» – di una ricon-
quista, di un’«ascesa», che segue a una «discesa»: la visione per la qua-
le «l’uomo si fa riscattando se stesso, non creandosi, ma riaffermando
stagione del ‘nuovo corso degli studi vichiani’ – da tanti interpreti pochissimo frequen-
tata, e in molti casi in sostanza ignorata, specialmente, ma non solamente, fuori d’Ita-
lia). Quanto fosse povero un effettivo interesse per quell’opera negli stessi contributi
destinati a indagare specificamente sulla meditazione vichiana sul diritto l’evidenziano,
con un esempio eloquente, i contributi pubblicati nella raccolta di scritti – editi nel
1925 a cura della «Rivista internazionale di filosofia del diritto» – dei quali soltanto
quello di Capograssi indaga ravvicinatamente, e con la consueta energia problematica
e perspicacia esegetica su
Dominio, libertà e tutela nel «De uno»
(contributo che Garin
non mostra di conoscere, appena forse utilizzando i
Nuovi studi sulla filosofia civile di
G.B. Vico
del Donati).
84
E. G
ARIN
,
Dal Rinascimento
al Risorgimento
, cit., pp. 373-375 (943-946).
85
Ivi, p. 382 (953, con parole diverse). Tra i punti di debolezza di queste pagine
dedicate alla
Scienza nuova
indicherei un’interpretazione non perspicua della natura
dei bestioni primitivi, nella quale non appare distinta la figura «ferina» della condizio-
ne del divagamento da quella dei giganti fermatisi dopo il cenno di Giove: così i «gi-
ganti primitivi, muti e bestiali» sono quelli del «mondo ferino», dell’età del «senso»
(ivi, pp. 378-379 [949-950]).