ENRICONUZZO
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le, cioè, sia possibile vedere operante nella provvidenza il disegno di
una divinità che si esercita piuttosto che nel campo della «potentia ab-
soluta», in quello della «potentia ordinata», non rivolgendosi dunque
«ad singularia» ma permanendo nell’ordine naturale, ora ordine sto-
rico, secondo una scelta difficile e insidiosa, ma che aveva ragione di
rivendicare l’‘ortodossia’ della sua innovativa investigazione del divino
nella ‘natura storica’ attraverso la sua «teologia civile»
88
.
Accennando a ribaltare quell’interpretazione, Garin cominciava a
muoversi in una direzione ben diversa. Sarebbe troppo già dire che sug-
geriva di fatto un’altra interpretazione. Ma non va nemmeno trascurata
la rilevanza di quella mossa critica – in una sua personale vicenda di
riflessione storiografica, in una stagione significativa degli studi vichiani
– se si pensa a come contraddicesse, al di là del metodo, il nucleo di
un’imponente direttrice critica comune a tutti gli studi di ispirazione
idealistica. E ciò attorno ad un nodo problematico – la non innocua
‘ortodossia’ di Vico, la natura del suo complesso rapporto con Agostino
e gli agostinismi
89
– ancora cruciale nel dibattito attuale, nel quale ricor-
rono voci critiche (basta pensare ai recenti imponenti lavori di Israel)
che insistono unilateralmente, riduttivamente, su di un assoluto ‘natura-
lismo’ del pensiero vichiano, addirittura lucidamente attento ad occul-
tare la sua ispirazione ‘spinozista’ in prudenziali formulazioni criptiche:
tesi lontane dalla sensibilità critica non soltanto del ‘giovane Garin’, ma
anche dei maestri della storiografia neoidealistica italiana*.
90
E
NRICO
N
UZZO
88
Su ciò, per ragioni di brevità, sono ancora indotto a rinviare a mie pagine. Si veda
segnatamente l’
Introduzione
ad un mio recente volume: E. N
UZZO
,
Tra religione e pru-
denza. La «filosofia pratica» di Giambattista Vico
, Roma, 2007, in partic. pp. XXII sgg.
89
Che è problema che attende ancora un lavoro sistematico. In esso un’ipotetica se-
zione preliminare, che ricostruisse opportunamente la storia della questione, troverebbe
nella stagione di studi ‘spiata’ attraverso l’indagine sul ‘giovane Garin’ diversi luoghi di
indagine e motivi di interesse: anche in taluni dei più degni lavori di ispirazione ‘catto-
lica’, come nello stesso libro di E. C
HIOCCHETTI
,
La filosofia di di G. B. Vico
, Milano,
1935 (con pagine che seguivano anche indicazioni dell’opera di Karl Werner); ma soprat-
tutto in alcune pagine, tra le più dense di suggerimenti originali, ancora di Antonio Cor-
sano, il quale, almeno quanto alla «meditazione vichiana sul rapporto di politica e religio-
ne» (che però è gran parte della materia o dell’ispirazione della
Scienza nuova
…) affer-
mava, non senza fondata audacia, che essa «ci riconduce ai suoi due maestri, a Machia-
velli e a Sant’Agostino» (A. C
ORSANO
,
Umanesimo e religione
in
G.B. Vico
, cit., p. 139).
*
Il lavoro sarà completato della seconda parte, stampata nel prossimo numero
.
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