ANNARITA PLACELLA
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che nel nostro caso non ci fu. È inoltre certo che la lettera di denunzia
sia stata inviata prima della morte di Gravina
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, dal momento che
Sergardi, nella lettera citata a del Taja in cui gli comunica la morte di
Gravina, gli fa anche sapere (sia stato lui o meno il denunziatore) che gli
scritti di Gravina erano già in Sant’Uffizio
27
.
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C’è un elemento anche a favore dell’ipotesi che la denunzia sia avvenuta almeno
un anno prima della morte di Gravina, cioè prima della nuova edizione del 1717 delle
Tragedie cinque
,
della quale nei
Protocolli
e nei
Diari
non si parla mai: l’edizione di rife-
rimento è quella del 1712 sulla scia, evidentemente, della lettera di denunzia. Quest’ulti-
ma deve risalire a prima dell’edizione del ’17, dal momento che, se la denunzia fosse stata
successiva, il denunziatore, tanto attento a incriminare Gravina, sarebbe stato a cono-
scenza della nuova edizione (
Di Vincenzo Gravina Giurisconsulto Tragedie cinque
, in Na-
poli MDCCXVII, presso Dom. Antonio, e Nicolò Parrino. In questa edizione i testi delle
tragedie non presentano varianti rispetto a quella del ’12, tranne che per la grafia di al-
cune parole). I consultori fanno riferimento all’edizione del ’12 mostrando di non sapere
dell’esistenza della seconda edizione del 1717, nonostante le loro relazioni siano rispetti-
vamente del ’19 e del ’20. La prima, quella di Bonucci, è probabilmente del 18 luglio
1719; la data che riporta, 18 luglio 1718, è quasi certamente frutto di un
lapsus
del con-
sultore, perché la relazione avrebbe dovuto essere consegnata proprio il 18 luglio 1719,
che è appunto il giorno dopo la Congregazione del 17 luglio 1719, nel corso della quale
Bonucci avrebbe dovuto discuterla; infatti, come ho già detto, generalmente i consultori
consegnavano il manoscritto della relazione il giorno dopo che l’avevano discussa di
fronte ai Cardinali. Anche se non si può escludere del tutto l’ipotesi che Bonucci abbia
scritto la relazione esattamente un anno prima del giorno in cui avrebbe dovuto discu-
terla, quanto appena detto, unito al fatto che sembra difficile che Bonucci abbia ultimato
e firmato la redazione definitiva della sua relazione con tanto anticipo, sembra far pro-
pendere più per l’ipotesi del
lapsus
da parte del consultore nello scrivere l’anno. Quindi
è altamente probabile che sia stata scritta per essere discussa in occasione della Congre-
gazione del 17 luglio 1719. La relazione è conservata però alla carta successiva alla riu-
nione del 4 dicembre 1719 dato che Bonucci a quella del 17 luglio 1719 (per la quale evi-
dentemente aveva scritto questa relazione) fu assente per malattia. Quella di Bertolotti è
successiva, dal momento che solamente nella Congregazione del 4 dicembre 1719 fu
deciso di dare le
Tragedie
in lettura a un altro consultore; la relazione è infatti conservata
nelle carte successive al foglio informativo della Congregazione del 23 aprile 1720 nel
corso della quale la relazione stessa fu appunto discussa e anche votata.
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L’istruttoria avvenne in ogni caso dopo la morte di Gravina. Del resto, anche da
morto Gravina conservava, per la forza dei suoi scritti, la stessa ‘pericolosità’ che per
alcuni aveva avuto da vivo (vedremo più avanti chi poteva essere interessato a scredi-
tarlo). Rimaneva ancora caldo il ricordo, inoltre, delle idee da lui espresse, oltre che
nelle opere scritte, anche a voce (sia Bonucci che Bertolotti fanno riferimento alla sua
‘maldicenza’) e degli atti concreti che infastidirono parecchi gruppi di personaggi au-
torevoli (come la spaccatura d’Arcadia e la fondazione dell’Accademia dei Quirini, la
denunzia da parte di Gravina, inviata al Papa sotto forma di lettera, del collegio degli
avvocati concistoriali responsabili della decadenza dell’Università «La Sapienza»).
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