«IPSI CAUDA SCORPIONIS IN ICTU FUIT»
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Nelle tre lettere successive Sergardi parla ancora di questo processo
e più in generale fa la cronaca a del Taja della questione da lui montata
sul Gravina eretico
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. Quella del 12 febbraio alla seconda e terza fac-
ciata recita: «Di Filodemo si dicono gran’ cose, e sempre più si viene in
cognizione che era un’ [sic] pessimo Cristiano. Iersera morì Primoli
Seg.rio Regio dell’Imp.re che era tutto di Filodemo, dal quale si lascia-
va consigliare e guidare, e colle diversioni sue hà portato di gran’ pre-
giudizi a questa corte. In tale occasione si sono rinnovate più che mai
l’invettive contro Filodemo e messa la materia per l’Orazione che li
fanno in funere. Se ci sarà niente di nuovo sarete informato». Nella let-
tera del 19 febbraio 1718 Sergardi alla seconda facciata scrive: «L’Ora-
zione in funere Philodemi è terminata, ma non si vedrà che unita ad
altr’opere sopra questo degno soggetto, di cui ogni giorno si scoprono
nuove virtù da canonizzarlo colle tizzonate». Quest’ultima frase acqui-
sta senso se si collega a quella analoga della lettera citata del 29 gen-
naio 1718, dove Sergardi ritiene probabile che al Sant’Uffizio decide-
ranno di «disumare il cadavere per farlo abbruciare in Campo di Fio-
re». Nella lettera che ho scoperto datata 12 marzo 1718 Sergardi nella
seconda facciata fa un altro importante riferimento a un processo pres-
so il Sant’Uffizio
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: «Il Processo che vi accennai, so che si tira avanti
ma un altro più tremendo se ne vede oculantemente [?], che doppo
Filodemo sono morti due suoi confederati, uno mangiato da cancrena,
e l’altro da mal Francese»
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.
Gravina, comunque, nonostante i suoi acerrimi nemici, aveva molte persone prestigio-
se che lo stimavano, come abbiamo già visto, anche all’interno della Curia.
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Tuttavia, dopo la lettera del 12 marzo 1718 non accennò più alla questione a del
Taja, evidentemente perché si rese conto che le cose non stavano andando come lui ave-
va auspicato. Infatti, come ho già detto, non vi è traccia, nei documenti del Sant’Uffizio,
di un processo vero e proprio: la questione fu rimandata alla Congregazione dell’Indice,
che trattò il caso molto tempo dopo queste lettere (per la prima volta il 4 dicembre 1719)
e lo archiviò già nella riunione successiva del 23 aprile 1720.
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Ma Sergardi esagera, sia nella lettera del 12 marzo 1718 che in quella del 29
gennaio 1718, a parlare di processo, dal momento che in quel periodo, tutt’al più, si
stava ancora valutando la denunzia delle
Tragedie
di Gravina pervenuta al Sant’Uffi-
zio, denunzia che fu poi passata alla Congregazione dell’Indice essendo stato evidente-
mente il caso ritenuto poco importante.
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Sempre in questa lettera è presente un accenno cinico e senz’altro poco rispet-
toso del Papa, che ci fa riflettere sull’ipocrisia del personaggio, soprattutto conside-
rando le accuse che il consultore Bonucci, forse sulla falsariga della lettera di denun-
zia, rivolge a Gravina in quanto critico, nell’
Andromeda
, delle gerarchie ecclesiastiche
.