ANNARITA PLACELLA
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4.
La relazione di padre Antonio Maria Bonucci
.
Entriamo ora nel vivo di questo saggio, cioè le relazioni dei due
consultori. Riporto le mie traduzioni tra caporali, indicando tra paren-
tesi quadra il numero della carta, quando ne inizia una nuova, del do-
cumento tradotto. Ho preferito non fornire traduzioni letterali, dal
momento che il linguaggio usato dai relatori è spesso metaforico e l’an-
damento del periodo è involuto, per cui il testo necessita di essere
‘sciolto’ (per questo motivo cambio anche la punteggiatura) per ren-
dere scorrevole la lettura in italiano.
I due consultori, il padre gesuita Antonio Maria Bonucci e il padre
francescano Leone Bertolotti, danno prova di raffinata erudizione e di
conoscenze non solo teologiche ma anche letterarie; utilizzano entram-
bi un lessico molto ricercato e una complessa costruzione del periodo
(del resto, le loro relazioni hanno come destinatari i cardinali che ave-
vano certamente il loro stesso livello culturale). Le loro relazioni, oltre
a inserirsi nella polemica settecentesca sulla Tragedia, forniscono noti-
zie di cui finora nulla si sapeva sulla personalità di Gravina e sulla for-
tuna delle sue
Tragedie
.
Bonucci fa uso del linguaggio dell’invettiva classico, che presenta,
come si sa, un vocabolario a parte: perciò non bisogna meravigliarsi
del linguaggio violento e talora volgare utilizzato da questo padre ge-
suita, perché esso è normale per il genere a cui egli si rifà, ed è lo stesso
adoperato da Sergardi, alle cui
Satire
, come vedremo, fa riferimento
l’altro revisore (pur non citandone il nome, ma alludendo a lui e alle
sue
Satire
in maniera inequivocabile), Bertolotti, che addirittura consi-
dera le accuse di Sergardi e Capasso nei confronti di Gravina come
una prova della malalingua e livore di Gravina stesso. Da parte sua Bo-
nucci parla più genericamente di testimoni ancora in vita di una serie
di vizi di Gravina, dei quali vizi riporta addirittura l’elenco, sofferman-
dosi in particolare sulla sua sfrontatezza. Il consultore riesce scaltra-
mente a individuare nelle
Tragedie
delle allusioni da parte di Gravina a
personaggi del tempo, cosa che, come vedremo più avanti, può aver in-
dotto Sergardi a denunziare l’opera, forse sostenuto da una potente
corrente all’interno della Curia. Ecco dunque la mia traduzione della
relazione (c. 598r e v) del padre gesuita Antonio Maria Bonucci:
nello stesso momento. La decisione presa dalla Congregazione dei Cardinali fu confer-
mata dal Papa: «Sanctitas sua illa omnia confirmavit, et pro confirmatis haberi voluit, et
mandavit» (verbale della trentatreesima Cong. Feria 2ª Die 26 Augusti 1720, c. 185r).