«IPSI CAUDA SCORPIONIS IN ICTU FUIT»
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È sorprendente come ciò che Bertolotti dice dell’esegesi di un’ope-
ra, citando anche sant’Agostino e criticando l’uso troppo forzato che
Bonucci aveva fatto dell’interpretazione allegorica dei diciannove versi
dell’
Andromeda
, coincida perfettamente con quanto dice lo stesso
Gravina proprio in quei diciannove versi dell’
Andromeda
contro i falsi
interpreti e nell’analogo brano dell’
Hydra
.
7.
La seconda relazione di Bertolotti
.
Il documento successivo, anch’esso non datato, incomincia alla carta
immediatamente successiva, 641r, e si conclude alla c. 645r. Se nella pri-
ma relazione Bertolotti si occupava principalmente di smontare le ac-
cuse mosse da Bonucci alle
Tragedie
e in particolare ai diciannove versi
citati dell’
Andromeda
, nella seconda entra nel vivo delle
Tragedie cinque
,
ma anche della personalità di Gravina, arrivando, alla fine, a dare due
diversi giudizi rispettivamente sulle
Tragedie
e sul loro autore.
Nella seconda relazione Bertolotti esordisce con una notizia molto
utile di carattere storico. Egli dice che l’edizione delle
Tragedie
di cui
si sta occupando è del 1712, ma lui dichiara di averle viste recitare, in-
sieme ad altre persone, nel 1711 (evidentemente poco prima dello sci-
sma d’Arcadia del 1711) in diversi luoghi, tra cui i giardini di Palazzo
Farnese, dove si svolgevano appunto le Adunanze d’Arcadia. Questo
confermerebbe che è giusta la datazione fornita da Celestino Garibot-
to della lettera che Maffei nel 1710 scrisse a Muratori per annunciargli
che Gravina aveva composto le
Tragedie cinque
per suo invito
57
. È vero
cioè che esse sono state composte e fatte circolare due anni prima della
loro pubblicazione. Dunque un anno (dal 1710 al 1711) perché le
Tra-
gedie
potessero essere fatte conoscere agli attori (che furono, come ve-
dremo subito, i giovani seguaci di Gravina) che le avrebbero recitate e
perché ne fossero organizzate le rappresentazioni (che Bertolotti affer-
ma essere avvenute, di tutte e cinque, nel 1711). È presumibile inoltre
che Gravina abbia aspettato di pubblicare le
Tragedie
dopo averne
prima saggiata la riuscita scenica: probabilmente, se gli spettatori le
avessero derise, come fecero poi molti suoi lettori, primo fra tutti Ca-
passo, non le avrebbe pubblicate. Ma la cerchia di spettatori alle Adu-
57
Lettera datata «23 agosto 1710», in S. M
AFFEI
,
Epistolario (1700-1755)
,
2 voll., a
cura di C. Garibotto, Milano, 1955, vol. I, pp. 53-54.