«IPSI CAUDA SCORPIONIS IN ICTU FUIT»
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scuole dei Gesuiti, nei confronti dei giovani cui si indirizzavano i suoi
studi giuridici
61
.
Tornando alla seconda relazione di Bertolotti, all’inizio del docu-
mento, c. 641r, Bertolotti nota che nello stemma dell’edizione napole-
tana del 1712 delle
Tragedie
sono raffigurati il cane e l’istrice. In questi
due animali Bertolotti vede un’allusione alla personalità del Gravina: la
mordacità del cane simboleggerebbe il suo cinismo, gli aculei dell’istrice
il suo essere pungente. Cosa del tutto singolare, Bertolotti porta a testi-
monianza dell’audacia e della temerarietà di Gravina, come se fossero
dei testimoni attendibili, Sergardi e Capasso, pur non facendone il no-
me, ma alludendo alla loro identità in maniera del tutto inequivocabile,
definendoli, rispettivamente (cito dalla mia traduzione), «il satirico fusti-
gatore di Gravina in lingua latina» e «il napoletano che deride in dialet-
to l’autore delle
Tragedie
».
Bertolotti passa poi all’analisi delle
Tragedie
e esordisce dicendo che
Gravina non doveva lodare se stesso nel
Prologo
, definendosi legista, ora-
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«Quinque sumpsit sibi componendas Tragoedias, quas brevi admodm trium
mensium intervallo absolvit; moxque per lectissimos adolescentes, quas in bonis
artibus excolendas suscepisse supra demonstravimus, in suis aedibus agi curavit.
Finem autem eiusmodi poematum allegoricum in eo collocabat Gravina, ut per
vivos sub mortuorum persona in scenam prodeuntes, et agentes res praesentes sub
veteribus latitantes, mores aetatis suae carperentur» (J. A
NDREAE
S
ERRAI
,
De vita
et scriptis Jani Vincentii Gravinae
,
Commentarius ad illustrissimum virum D. Em-
manuelem De Roda et Anieta, Romae, ex typographia de Rubeis, MDCCLVIII, pp.
75-76). Questo brano proverebbe, secondo Paola Luciani, che le
Tragedie
di Gravina
avevano lo scopo di essere rappresentate da giovani per altri giovani per proporre un
teatro alternativo a quello delle scuole gesuitiche: «L’antagonista dei gesuiti che, a
partire dalla giovanile
Hydra mystica
,
ingaggia una lotta in difesa della fede non
mediata dai fallaci interpreti di essa, continua la battaglia anche contro il teatro
educativo praticato nelle loro scuole. Ad esso infatti non contrappone una tra-
gedia di argomento religioso, ma filosofico, recuperando tuttavia il valore reli-
gioso all’interno della tradizione della sapienza degli antichi. Ne è indiretta
conferma la testimonianza del biografo […] Serrao, secondo la quale le tragedie
erano da Gravina destinate ad essere recitate dai giovani della sua scuola privata: non
soltanto dunque, quella di Gravina, una riforma indirizzata ai dotti, ma anche una pro-
posta pedagogica rivolta a quella ‘cupida’ gioventù cui si indirizzavano i suoi studi giuri-
dici e che, presso le scuole dei gesuiti, trovava altri modelli e sproni. La stessa traduzione
latina delle tragedie volgari, non portata a termine, ma lasciata in eredità con altre carte
al diletto allievo Metastasio, denuncia l’antagonismo e la emulazione del teatro latino dei
collegi gesuiti, i cui allievi possiedono una padronanza degli strumenti retorici ignota ai
giovani che affluiscono all’università romana» (P. L
UCIANI
,
La passione sapiente
:
«Le
Tragedie cinque» di Gian Vincenzo Gravina
, in «Studi italiani» VI, 1992, pp. 70-71).