ANNARITA PLACELLA
94
8.
Le accuse di Sergardi (dalle quali Gravina si schermisce nei
Prologhi
alle
Tragedie
) e quelle a lui rivolte dai due consultori dell’Indice
.
Tra tutte le tragedie di Gravina i consultori hanno appuntato la
loro attenzione su diciannove versi dell’
Andromeda
. Ora, è altamente
probabile che il denunziatore stesso abbia indicato come non orto-
dossi tali diciannove versi. Come abbiamo visto, questi versi possono
essere interpretati alla luce del brano dell’
Hydra
sopra citato, dove
Gravina criticava la corrente di alcuni teologi, in particolare gesuiti,
che interpretavano le Scritture a loro uso e consumo, tramite una lettu-
ra allegorizzante. Nei versi in questione dell’
Andromeda
è scritto anche
che i sacerdoti che detengono, grazie alla loro tendenziosa interpreta-
zione degli oracoli divini, il potere politico, emarginano quei saggi che
osano dare un’interpretazione corretta degli oracoli. In questa figura di
saggio stritolato nelle maglie del potere politico è evidentemente
adombrata la figura di Gravina stesso. È possibile che dietro la denun-
zia vi siano alcuni esponenti di una corrente politica interna alla Curia
che si sono visti chiamati in causa da questi diciannove versi e da altri
luoghi delle
Tragedie
e che essi, per rispondere alle accuse di Gravina
sul loro essere lontani dalle Scritture (accusa che è rivolta loro in
maniera esplicita nei
Prologhi
inediti alle
Tragedie
, in particolare in
quello al
Palamede
, come vedremo subito) abbiano avuto interesse che
Sergardi denunziasse Gravina per mancanza di ortodossia
.
Settano nel-
le sue
Satire
aveva già accusato Gravina di avere idee non ortodosse in
teologia; in particolare lo aveva accusato di molinismo. Sembra dun-
que esserci una continuità tra le accuse rivolte a Gravina nelle
Satire
e
quelle rivolte a Gravina presso il Tribunale ecclesiastico. Inoltre lo stile
del primo consultore, Bonucci, il quale concorda con l’anonimo de-
nunziatore nel trovare eretici i diciannove versi dell’
Andromeda
, sem-
bra riprendere lo stile delle
Satire
di Sergardi nel suo attaccare non so-
lo i luoghi considerati eretici delle opere graviniane, ma anche la per-
sona dello stesso Gravina nella sua feroce invettiva. Come dicevo, Ser-
gardi nelle sue
Satire
aveva accusato Gravina di professare il molini-
smo, a causa della filosofia della luce presente nelle
Egloghe
70
. Ma del
70
«Compendiose doctrina lucis universalis ad Philodemi mentem explicatur, quae
quidem nil aliud est, si lector bene animadvertat, quam molinismus scientificus» (Nota
all’edizione del 1700 delle
Satire
di Sergardi, ora in S
ERGARDI
,
op. cit.
, citata da A.
Q
UONDAM
,
Cultura e ideologia di Gian Vincenzo Gravina
,
Milano,
1968, p. 109).
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